La Nuova Sardegna

Violenze Aias: «Tre condanne»

Violenze Aias: «Tre condanne»

Il pm sollecita pene fino a due anni e 8 mesi nel giudizio abbreviato alle operatrici di Decimomannu

20 ottobre 2017
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CAGLIARI. Dopo i patteggiamenti arrivano le prime richieste di condanna nel processo ai vertici e ai dipendenti del centro Aias di Decimomannu, accusati di aver maltrattato pazienti disabili mentali con violenze fisiche e verbali. A conclusione del giudizio abbreviato davanti al gup Gabriella Muscas, il pm Liliana Ledda ha chiesto che venga dichiarata la colpevolezza dell’educatrice Elsa Giorgi (66 anni) di Aritzo e delle operatrici sanitarie Sabrina Carta (50 anni) di Domusnovas e Monica Frau (44) di Iglesias: per le prime due imputate il magistrato dell’accusa ha sollecitato la condanna a due anni di reclusione, due anni e otto mesi per la terza. Secondo il pm i filmati e le intercettazioni raccolte dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria di Cagliari e dal Nas dimostrano ampiamente la responsabilità delle tre operatrici, colpevoli di aver inflitto ad alcuni malati psichiatrici ricoverati nella struttura Aias di Decimomannu vessazioni, privazioni, mortificazioni e violenze fisiche e morali, tra cui schiaffi, manate sul collo e calci. Altri otto indagati nello stesso procedimento hanno già scelto il patteggiamento, mentre il processo ai vertici del centro Aias si sta celebrando con rito ordinario davanti in tribunale e vede imputati il direttore amministrativo Vittorio Randazzo e la responsabile del centro Sandra Murgia. I due dirigenti sono accusati di omissioni d'atti d'ufficio in relazione ai maltrattamenti contestati a vari operatori sanitari della struttura. Il dibattimento è ancora alle fasi iniziali, con l'accusa che sta portando in aula i propri testimoni. Nelle prossime udienze la parola passerà alle difese e poi ci sarà la sentenza.

Perno dell’accusa, in tutte le articolazioni del procedimento penale, è la testimonianza di Anna Paola Tuveri, l’operatrice socio-sanitaria che firmò l’esposto da cui è partita l’inchiesta giudiziaria: «Ero arrivata da quindici giorni - ha riferito in tribunale - e ho deciso di fare l'esposto dopo aver visto come venivano trattati i pazienti». Secondo l’operatrice «le violenze erano un'abitudine, non c'era dignità per i pazienti, era una cosa assurda. Per loro tutti quei comportamenti erano normali. Quando li sollevavano dai letti per alzarli venivano presi a urla e parolacce, molti operatori usavano un linguaggio scurrile e aggressivo. E quando i pazienti, molti psichiatrici, andavano in agitazione davano loro schiaffi».

Dalla denuncia di Anna Paola Tuveri le indagini, nel 2014. Quindi 14 misure cautelari di sospensione per sei mesi dell'esercizio del pubblico servizio agli operatori sanitari coinvolti, molti dei quali sono stati già condannati. L’Aias è stata chiamata in causa come responsabile civile. (m.l)

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