La Nuova Sardegna

Il Banco di Sardegna resta, via i crediti in sofferenza

La sede generale del Banco di Sardegna
La sede generale del Banco di Sardegna

Nessuna fusione con Bper. L’allarme era stato lanciato dal deputato Mauro Pili. «Con questa operazione saremo in grado di sostenere lo sviluppo dell’isola»

25 ottobre 2017
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SASSARI. Il Banco di Sardegna non sparirà. Le ipotesi di fusione della banca sarda con la Bper (che detiene il 51% delle azioni) «sono fantasiose». È questo il secco commento del Banco di Sardegna dopo che il deputato Mauro Pili aveva lanciato l’allarme sul possibile smantellamento dello storico istituto di credito sardo. Tutto era partito dalla decisione della Bper di cedere i crediti in sofferenza in pancia al Banco di Sardegna: il 23% di quelli dell’intero gruppo. Una decisione che secondo Mauro Pili, leader di Unidos, avrebbe portato alla chiusura del banco di Sardegna. «È un piano per cancellare la banca sarda – aveva protestato – Una svendita finale dopo che i soldi dei sardi, ben 3 miliardi versati negli sportelli del Banco di Sardegna sono finiti nelle casseforti della Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Soldi sottratti all’economia della Sardegna. Un golpe finanziario», lo aveva bollato Pili.

«Pura fantasia», rispondono a stretto giro dal Banco di sardegna spiegando la ragione della vendita dei crediti in sofferenza. «Il consiglio di amministrazione del Banco di Sardegna ha deciso l’avvio di un’analisi in vista di un possibile deconsolidamento di larga parte dei propri crediti classificati a sofferenza attraverso un’operazione di cartolarizzazione, con emissione di titoli ed eventuale utilizzo di garanzia dello Stato – si legge in una nota – Alcune banche italiane si sono già avvalse, ed altre sono in procinto di farlo. L’obiettivo è agevolare lo smobilizzo dei crediti in sofferenza dagli attivi delle banche italiane, migliorandone il prezzo di cessione e consentendo il loro deconsolidamento dal bilancio». Anche il Banco di Sardegna, potendo contare su una forte solidità patrimoniale, guarda quindi a questa opportunità, che consentirebbe di cancellare in via definitiva dal bilancio partite ormai deteriorate che, altrimenti, continuerebbero nel tempo a pesare annualmente sul conto economico e sui profili di rischio». Come ricordano gli analisti del Banco di Sardegna «con la loro cessione si avrebbe invece un impatto molto positivo sulla qualità complessiva del portafoglio crediti, dando nel contempo un’impronta strutturale alla crescita sostenibile della redditività della banca. In tal senso, il Banco preserverebbe così una patrimonializzazione elevata continuando a garantire spazi di crescita nell'erogazione di nuovi crediti a imprese e famiglie dell'isola». Nessuna contrazione dei crediti alle famiglie e alle imprese sarde, quindi, come prospettato da Mauro Pili, ma al contrario, la possibilità di avere un Banco di Sardegna ancora più forte, in grado di sostenere lo sviluppo economico dell’isola.

«La riduzione degli stock dei crediti in sofferenza all'interno dei bilanci bancari, inoltre, è uno degli obiettivi definiti nelle linee guida della Banca Centrale Europea – si legge ancora nella nota – L’operazione in oggetto si inserisce quindi nell’ambito di un processo di de-risking più ampio che riguarda l’intero gruppo. Va rilevato, infine, che la quasi totalità (oltre il 94%) della raccolta realizzata in Sardegna viene utilizzata per concedere finanziamenti a famiglie e imprese dell'isola con l'auspicio che, grazie alla ripresa, questa percentuale possa ulteriormente aumentare».

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