La Nuova Sardegna

Turismo fa rima con sport l’isola guarda al Trentino

di Luigi Soriga
Turismo fa rima con sport l’isola guarda al Trentino

Ciclismo, surf e arrampicata per allungare la stagione: ecco la ricetta vincente 

28 ottobre 2017
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INVIATO A CASTELSARDO. C’è un fattore che rema contro il turismo nell’isola. Gli addetti ai lavori lo chiamano “Sentiment”. Esprime un gradimento, ma non è un semplice mi piace. È una impressione più complessa su un territorio, e indica la capacità di viverlo e conoscerlo, e l’impressione di fondo che un visitatore si porterà a casa. Ecco, a Sentiment il “brand Sardegna” è messa piuttosto male, perché la sua reputazione è terzultima in Italia. Ma come? Vien da chiedersi. Con tutte le bellezze che offre l’isola, poi chi trascorre due settimane di vacanza va via insoddisfatto? È proprio su questa lacuna che gli operatori, le istituzioni e tutti gli attori del territorio vorrebbero lavorare. Perché nonostante il potenziale naturale della Sardegna il paragone con altre realtà è imbarazzante. Il Trentino alto Adige, giusto per fare un esempio, ha un Sentiment positivo elevatissimo, pari all’89 per cento. E proprio sull’accostamento tra queste due realtà per certi versi così vicine (natura tutta da valorizzare, regioni autonome) ma per altri lontane anni luce (capacità di sfruttare le risorse e ripensare un modello di turismo da 365 giorni) è incentrato il convegno organizzato a Castelsardo dalla Confcommercio e dalla Federalberghi. Sala del Castello piena, sedie che si aggiungono di continuo, grande interesse per questa scommessa: far combaciare due regioni e un modello di sviluppo turistico.

Stagione da allungare. L’obiettivo è sempre lo stesso, come un mantra ripetuto all’infinito in ogni conferenza: l’allungamento della stagione, turismo per 12 mesi l’anno. Ma questa volta c’è un esempio concreto da seguire. L’organizzatore dell’incontro e presidente provinciale della Federalberghi Stefano Visconti ha invitato Maurizio Giuliani, consulente di marketing per il Trentino, esperto di turismo attivo e sportivo, e perché no, marito di una signora che di mestiere fa l’albergatrice. Teoria e pratica fuse alla perfezione. E la sua ricetta, distillata, è questa: cambiare prospettiva, non guardare più il turismo secondo i target geografici (provenienza nazionale, nord sud, centro ecc; o provenienza estera: tedeschi, americani, nord europa ecc..). Questa è una visione superata e perdente. Il Trentino, che è diventato un caso di eccellenza europeo per il turismo sportivo e attivo, ormai calibra l’offerta concentrandosi sul “posizionamento”. Ovvero: cosa cercano gli ospiti? Relax, sport, benessere, trekking, escursioni, attività nel mare, cultura del territorio. Non basta: c’è un sottotarget da aggredire. Perché i turisti si scompongono ancora in famiglie (con interessi particolari), gruppi di amici, gruppi di sportivi, e infine quelli venuti per affari. Per ognuno di questi segmenti si inventa un’offerta mirata, dove lo sport e l’attività all’aria aperta diventano protagonisti.

Ricetta Trentino. Se il Trentino mette insieme 5,7 milioni di turisti all’anno, il comparto delle Dolomiti Paganella – appena 4400 residenti – da solo fa numeri da capogiro: 162 strutture ricettive, 8300 posti letto, e soprattutto 1 milione 400mila presenze l’anno. Tutto questo facendo rete, coordinando comuni, consorzi, e operatori sul territorio, specializzando l’offerta delle varie località: chi si dedica agli sport adrenalici, come il downhill in bici, chi al cicloturismo o alla canoa come sul lago di Garda, chi al trekking, chi agli sport da neve, e poi organizzando centinaia di eventi e gare che mettono in relazione tutte le discipline e offrendo tour che attraversano anche gli spot culturali ed enogastronomici del territorio.

L’isola indietro. La Sardegna ha un’ottima base di partenza, ma ha un enorme lavoro da portare avanti. Marco Cossu e Francesco Mura, il primo istruttore di vela e il secondo biker, descrivono molto bene le potenzialità dell’Anglona sul versante sportivo: spiagge perfette per il surf, kitesurf, diving, snorkeling, canoa, kayak. Ma pochi servizi e soprattutto nessuna promozione. Stesso discorso per le centinaia di migliaia di ciclisti che potrebbero venire in Sardegna come fanno a Maiorca (150 milioni di indotto all’anno). Dove il ciclista è il turista perfetto: non inquina, si tratta bene dopo le fatiche, mangia e beve tantissimo, spende parecchio. Eppure l’isola è tutt’altro che bikefriendly, anzi è respingente.

La sfida. I tour operator americani vendono pacchetti cicloturistici in Sardegna, ma dall’isola le iniziative non decollano. E poi ci sono pareti straordinarie per le arrampicate, come ad Alghero o a Monteleone Roccadoria, con un potenziale totalmente inespresso. Per non parlare poi di autentici paradisi per le discipline sportive e acquatiche come il parco dell’Asinara e l’area di Porto Conte. I rispettivi direttori Vittorio Gazale e Mariano Mariani snocciolano numeri e descrivono attività, ma si tratta di realtà che producono un indotto irrisorio rispetto al potenziale. E per capire quanto siamo indietro basta un ultimo esempio. «Finalmente oggi ho visto la famosa Roccia dell’Elefante – racconta Maurizio Giuliani – una cosa bellissima in mezzo al nulla. Niente cartelli, informazioni. In Trentino avremmo fatto intorno un parco attrezzato di un ettaro».

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