La Nuova Sardegna

La protesta dei Tir blocca i porti sardi

di Gianni Bazzoni
La protesta dei Tir blocca i porti sardi

Vasta adesione allo sciopero degli autotrasportatori per il rinnovo del contratto: prosegue anche oggi

31 ottobre 2017
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PORTO TORRES. Giù dai camion per difendere i propri diritti e la dignità, per tutelare un salario che rischia di diventare sempre più esiguo se dovessero passare le proposte di chi vuole cancellare la 14a mensilità, due giorni di ferie e ridurre i permessi retribuiti. Nuova manifestazione di protesta degli autotrasportatori ieri mattina nei porti di Porto Torres, Olbia, Cagliari, Oristano e Portovesme. Una adesione altissima allo sciopero con oltre l’80 per cento dei partecipanti nelle prime due giornate (venerdì e ieri) e con una nuova manifestazione programmata per oggi. Rallentamenti, ma disagi limitati.

Nell’Isola il settore coinvolge 6500 addetti suddivisi in 2300 aziende di cui 1150 nel territorio di Cagliari.

«Il contratto è scaduto da 22 mesi – ha detto ieri mattina il segretario regionale della Filt-Cgil Arnaldo Boeddu, presente nel presidio allestito dai lavoratori nel porto di Porto Torres – e l’intenzione delle associazioni datoriali è quello di derubricare il contratto unico nazionale in tanti contratti di settore (con 12 sigle). L’obiettivo è cancellare dignità e diritti di lavoratori che combattono anche per la loro sicurezza e per quella degli altri».

Il settore è in difficoltà, lo hanno sottolineato Massimiliana Tocco (Filt Cgil) e Corrado Pani (Fit Cisl), segretari regionali del settore Merci e logistica, ricordando anche «la concorrenza sleale di imprese che non applicano il contratto nazionale, un fenomeno al quale occorre rispondere con forza, per restituire a tutti i lavoratori le stesse tutele». Le ragioni dello sciopero sono legate alla richiesta di rinnovo del contratto nazionale unico per tutti, insieme alla richiesta di tutele, diritti, legalità, incremento della retribuzione e delle indennità, alla clausola sociale, alle internazionalizzazioni, al superamento del subappalto e contro l’applicazione - da parte di aziende italiane - di contratti esteri (con l’impiego di romeni e portoghesi).

Oggi centinaia di autisti tornano in piazza, fermeranno i mezzi per richiamare l’attenzione sulle condizioni in cui sono costretti a operare: una media di 15 ore di lavoro inframmezzate da estenuanti tempi di attesa, mezzi di trasporto non sempre adeguati agli standard di sicurezza, tagli agli stipendi e ai diritti sanciti dal contratto.

«Vogliono ridurci gli stipendi, azzerare gli scatti di anzianità, peggiorare i diritti e le condizioni economiche di noi lavoratori: se dovessimo accettare le loro condizioni, perderemmo minimo 3mila 500 euro l’anno su ogni busta paga. Inaccettabile». Così Alberto Staffieri, dipendente della Nieddu Trasporti e delegato sindacale della Filt Cgil presente allo sciopero nel porto di Olbia.

L’ultimo tavolo tra le parti risale al 10 ottobre e da quel giorno - dopo la rottura delle trattative - la situazione è diventata critica. «Vogliamo garantire un unico contratto nazionale – ha detto ieri a Olbia il segretario provinciale della Filt Cgil Franco Monaco – e per superare la situazione di stallo chiediamo che il Governo convochi le parti. Un intervento necessario anche in virtù dell’approvazione della Riforma sulla portualità che prevede il rilancio del settore».

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