La Nuova Sardegna

Emergenza migranti, la ricetta della Regione: rimpatri e no ai maxi centri

Claudio Zoccheddu
Un gruppo di migranti nel Sassarese davanti a un centro per rifugiati e richiedenti asilo
Un gruppo di migranti nel Sassarese davanti a un centro per rifugiati e richiedenti asilo

In primavera apre il Cpr di Macomer ma si punta sull'accoglienza diffusa. Spano: in Sardegna ci sono 5400 migranti

02 novembre 2017
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SASSARI. Informare, conoscere, distribuire. La Regione propone la sua ricetta dell’accoglienza dopo le tensioni degli ultimi giorni (Sassari e Macomer) e scommette sul modello della distribuzione dei migranti in tutto territorio. Intanto la convivenza tra sardi e migranti procede tra interrogativi e tensioni, ultima quella del Pime di Santa Maria di Pisa, a Sassari. Sarà quindi necessario trovare una soluzione rapida e funzionale, come spiega l’assessore agli Affari Regionali, Filippo Spanu: «Il sistema sarà perfettamente sostenibile solo quando diventerà possibile distribuire i migranti nel territorio evitando ogni tipo di concentrazione».

Ma serve anche qualcosa in più perché la Sardegna è anche la meta di un altro tipo di migrazione. Ma, in questo caso, il termine più corretto è un altro: immigrazione clandestina. I protagonisti sono i giovani algerini che rischiano la vita per raggiungere l’isola a bordo di minuscole imbarcazioni. Lo fanno perché sanno di poter sfruttare una carenza nel sistema dell’accoglienza nell’isola, dove mancano i Cpr, i centri di permanenza e rimpatrio. La falla, però, verrà tappata entro l’inverno e già dalla prossima primavera entrerà in funzione il Cpr di Macomer che ospiterà, in stato di detenzione, gli immigrati algerini che poi verranno rimpatriati.

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