La Nuova Sardegna

La riforma ospedaliera sarda sotto la lente del ministero

La riforma ospedaliera sarda sotto la lente del ministero

L’organizzazione varata dal Consiglio regionale deve avere il via libera da Roma 

03 novembre 2017
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CAGLIARI. Il dossier è stato inviato. La riorganizzazione degli ospedali è sul tavolo del ministero della salute. Fra un mese o poco meno, i tecnici del governo faranno sapere se la mappa, dai reparti ai posti letto, può ottenere il via libera. I criteri nazionali erano molto rigidi, il Consiglio regionale li ha adattati alla Sardegna e le deroghe sono state diverse. A parte l’aggettivo per Nuoro, rinforzato, per essere a un passo dal secondo livello, e qualcosa di simile a favore di Lanusei, sarà qualcosa in più di un ospedale “base”, la ristrutturazione della Rete ha tenuto conto soprattutto delle diverse esigenze in ognuna delle otto macro aree amministrate dall’Asl unica. Ma anche del ruolo che quelle autonome – il Brotzu e le Aziende miste di Sassari e Cagliari – dovranno avere nel sistema sanitario. Subito dopo l’approvazione del Consiglio, il 24 ottobre, l’assessore ala sanità Luigi Arru aveva detto: «Sono fiducioso Il parere del ministero sarà positivo, perché, prove alle mano, dimostreremo che non ci sono state decisioni immotivate. Tutte hanno una loro logica all’interno della Rete». Negli uffici dell’assessorato, l’ottimismo di poche settimane fa è rimasto lo stesso. Al massimo qualcuno ipotizza «la richiesta romana di piccole correzioni», che se dovessero arrivare saranno discusse in Consiglio regionale.

Bacino d’utenza. È soprattutto sul numero di abitanti intorno a ciascun ospedale pubblico, sono ventinove, che il ministero verificherà quante e di che tipo sono state le variazioni. Oltre a quello dell’Ogliastra, il cui potenziale è di fatto molto ristretto, qualche rischio potrebbe esserci per l’accoppiata Alghero-Ozieri, che pur essendo vicina all’ospedale capofila, l’Azienda mista di Sassari, avrà un reparto autonomo di rianimazione. Ma Alghero-Ozieri, come l’Ogliastra, hanno dalla loro l’aumento secco della popolazione nei mesi estivi e di questo particolare il ministro dovrà tenerne conto. Qualche rischio potrebbero corrererlo gli ospedali delle zone disagiate: Bosa, Isili, Muravera, La Maddalena e Sorgono. Ciascuno avrà un suo reparto di chirurgia generale, mentre da sempre il ministero sostiene che le sale operatorie dovrebbero essere il meno possibile. Ma anche in questo caso la Sardegna ha dalla sua «le innegabili difficoltà» che esistono nei collegamenti interni, dalle strade agli autobus o ai treni. È possibile che Roma poi studi con attenzione il caso del punto nascita di La Maddalena, di fatto riaperto dal Consiglio, ma la sinergia evidente costruita con il Giovanni Paolo II di Olbia dovrebbe metterlo al sicuro da ogni possibile contestazione.

Posti letto. Il riequilibrio fra posti letto per acuti e post acuti, sollecitato più volte dal ministero alle Regioni, in Sardegna c’è stato. Il numero totale è sceso a 5.790, nel rispetto dei parametri nazionali: 3,7 ogni mille abitanti. Resta da capire come saranno pesati dai tecnici i 204 posti letto messi comunque a disposizione del Mater Olbia, anche se l’ospedale privato del Qatar è ancora un cantiere.

Edilizia sanitaria. Appena arriverà il via libera del ministero, la Regione avrà a disposizione 250 milioni, sono fermi da anni, per ristrutturare gli ospedali pubblici e costruire quello nuovo di San Gavino.

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