La Nuova Sardegna

La parola "carasau" entra nel dizionario della lingua italiana Zanichelli

La cottura del pane carasau
La cottura del pane carasau

Sarà presente nell'edizione del 2018. Mercoledì a Cagliari un incontro con gli studenti del Dettori in occasione dei 100 anni del vocabolario

06 novembre 2017
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CAGLIARI. «Carasau: (dal sardo carasare ‘tostare’, perché dopo la cottura si ripassa nel forno) tipo di pane sardo a forma di disco molto sottile e croccante, adatto a essere conservato a lungo». La parola sarda carasau entra ufficialmente nel dizionario della lingua italiana Zanichelli. In occasione del centenario (1917 – 2017) del vocabolario della lingua italiana Zingarelli, mercoledì 8 novembre, al liceo Dettori di Cagliari, ci sarà un incontro con gli studenti dedicato al dizionario, con l’intervento del linguista e critico letterario Massimo Arcangeli, dell'università di Cagliari e della sociolinguista Vera Gheno, dell'università di Firenze. Un viaggio intorno alla parole per spiegare il passato, il presente e il futuro del nostro idioma, tra inglesismi, neologismi e vocaboli perduti.

Il vocabolario è lo strumento che, da un secolo, registra come un notaio i cambiamenti della lingua italiana. È lo specchio della società e rappresenta la storia dell'Italia attraverso le parole. L’ultima edizione dello Zingarelli contiene 145mila voci e oltre 380mila significati. Tra i nuovi ingressi la “post-verità”, ossia il fenomeno per cui nella discussione pubblica si affermano e si diffondono false verità, amplificate dalla rete…”. Come riporta il vocabolario. E dronista, il manovratore di droni. Sono voci che rappresentano i cambiamenti culturali e le innovazioni tecnologiche del nostro tempo.

«Quante e quali parole conosciamo? Circa 2.000 parole – spiega il linguista Massimo Arcangeli - sono di uso frequentissimo, secondo i calcoli del linguista Tullio De Mauro, e costituiscono il “lessico fondamentale” della nostra lingua; se vi sommiamo 2.500 parole “di alto uso”, che anche chi è poco istruito riesce bene o male a capire, potremmo sostenere che la stragrande maggioranza dei parlanti italiani è in grado di comprendere circa 4.500 parole (molte di meno quelle effettivamente usate), che coprono poco più del 95% di tutto quel che normalmente diciamo. Per le persone di media cultura la quota delle parole comprese aumenta di diverse migliaia di unità: alle circa 2.000 parole di terza fascia, dette “di alta disponibilità” (anch'esse più o meno di uso quotidiano), che possono arrivare a coprire un ulteriore 2% circa dei nostri normali discorsi, se ne aggiungono moltissime altre, tra formali o raffinate, precise o specialistiche, gergali o regionali e così via. La dotazione di un parlante molto colto può rasentare le 50.000 parole. Fra queste anche molti vocaboli non più in uso».

Come può un vocabolario arricchire il lessico? Lo Zingarelli indica 5500 parole dell’italiano fondamentale. Ma segnala anche 3125 "Parole da Salvare", come fragranza, garrulo, solerte, voci che stanno cadendo in disuso perché si preferiscono dei sinonimi più comuni quali profumo, chiacchierone, diligente.

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