La Nuova Sardegna

Pigliaru contro la Difesa: non può decidere da sola

Pigliaru contro la Difesa: non può decidere da sola

Il governatore: riunione per discutere sul calendario delle esercitazioni Polemica anche sugli indennizzi: lo Stato non paga i Comuni dal 2010

08 novembre 2017
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CAGLIARI. L’Esercito non può fare e disfare come vuole. Ci sono delle regole da seguire anche quando ci sono di mezzo le servitù militari ed è stato questo, in estrema sintesi, il richiamo del presidente della Regione. Francesco Pigliaru l’ ha sollevato all’inizio e durante la convocazione straordinaria del Comitato paritetico (militari e civili allo stesso tavolo) sulle servitù.

Caso esercitazioni. La convocazione straordinaria – ed è la seconda volta che accade da quando è stato costituito il Comitato – era diventata necessaria dopo che, a maggio, c’era stato lo strappo sul calendario delle esercitazioni militari da settembre fino a dicembre. I rappresentati nominati dalla Regione avevano abbandonato quella riunione e l’Esercito, in perfetta solitudine, aveva approvato date e tipo delle manovre. Ora un incidente di questo tipo non dovrebbe ripetersi, perché «d’ora in poi quando manca una componente, l’altra non potrà non potrà decidere da sola». E così sarà sin dalla prossima riunione del Comitato, è stata convocata il 21 novembre, per discutere il calendario delle esercitazioni nel primo semestre del 2018. I colpi di mano, in altre parole, non saranno più possibili da una parte e neanche dall’altra.

Caso indennizzi. Nella riunione straordinaria, nella sala giunta di viale Trento, è saltato fuori anche un altro problema complicato: gli indennizzi non sono stati ancora pagati ai Comuni su cui gravano i poligoni. Lo Stato è in arretrato dal 2010 e fino al 2015 non ha trasferito a Teulada, Sant’Anna Arresi, Villasor, Decimomannu, Villaputzu, Perdasdefogu, Ulassai, Villagrande e La Maddalena neanche un euro dei 15 milioni previsti per quei cinque anni. Il generale Gian Domenico Pintus, che presiede il Comitato paritetico, ha fatto sapere che c’erano a disposizione otto milioni e mezzo, ma «nel frattempo non ci sono più. Sono stati riassorbiti dal bilancio dello Stato». Una decisione anche questa – hanno sottolineato Pigliaru e i rappresentati della Regione – «unilaterale senza neanche ci sia stato un minimo contatto fra le parti». C’è di peggio, è venuto fuori sempre dall’incontro che il ministero della difesa, senza consultare la Regione, ha deciso comunque di ridurre la quota d’indennizzo che spetta alla Sardegna.Da 3 milioni l’anno a non più di 1,9 milioni per il 2015 e a 2 milioni e 100mila euro per il 2016, comunque indennizzi anche questi ancora sulla carta e destinati a far salire il debito totale dello Stato a 21 milioni . «Siamo di fronte all’ennesima prevaricazione», è stata la denuncia dei componenti civili del Comitato. Subito raccolta dal presidente Pigliaru, che ha scritto, seduta stante, una lettera di protesta al ministro della difesa Roberta Pinotti, per «rimarcare il ruolo che deve avere il Comitato in ogni fase del confronto sulle servitù militari». Con anche un’altra beffa: al Trentino l’indennizzo è stato aumentato del 5 per cento, alla Valle d’Aosta del 3, mentre alla Sardegna – che sopporta più della metà delle basi militari nazionali – è stato ridotto addirittura del 10. Come mai visto che le servitù militari sono rimaste le stesse? La domanda è caduta nel vuoto, ma forse la risposta è questa: alla Sardegna il ministero della difesa continua a far pagare il gran rifiuto del 2014, quando Pigliaru disse no al rinnovo della convenzione sulle servitù militari. Da allora è vero che con il governo è cominciata una lunga trattativa sulle dismissioni, è ancora in corso, ma si vede che qualcuno, a Roma, non s’è dimenticato dell’affronto di tre anni fa e per quel qualcuno la vendetta – si vede – è un rancio da servire freddo. (ua)

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