La Nuova Sardegna

Sarda bloccata in aeroporto in Vietnam da due settimane: «Sono apolide»

di Claudio Zoccheddu
Il giaciglio di Gemiliana Assorgia nell’aeroporto di Ho Chi Min City
Il giaciglio di Gemiliana Assorgia nell’aeroporto di Ho Chi Min City

La donna vive nello scalo, rifiuta l’aiuto dell’ambasciata. Ma da due giorni non si hanno più sue notizie certe

10 novembre 2017
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SASSARI. Sedici giorni senza mai uscire dall’aeroporto di Ho Chi Minh City, in Vietnam. La storia di Gemiliana Assorgia, 44enne di Monserrato, sembra uscita dal copione di un film, al punto da ricordare la vicenda di Viktor Navorski, il personaggio interpretato da Tom Hanks in “The Terminal” che era rimasto bloccato a New York senza poter lasciare l’aeroporto Jfk. Ma la trasposizione della finzione cinematografica nella realtà ha generato una storia ancora più ingarbugliata e lunga. Dagli ultimi aggiornamenti – complicatissimi da seguire e interpretare a causa della distanza – sembrerebbe che la donna sia stata costretta a lasciare l’angolo di aeroporto che aveva occupato per essere condotta in un rifugio per senzatetto, con la minaccia di prolungare la sua permanenza in Vietnam in un casa di cura per malattie psichiche.

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La vicenda. Gemiliana vive da tempo in Cambogia, dove ha aperto una scuola di cucito. La sua odissea è iniziata l’anno scorso, in ottobre. La 44enne aveva raggiunto l’ambasciata italiana più vicina – quella di Ho Chi Minh City, Saigon durante la guerra – per rinnovare il passaporto. Appena arrivata, però, sarebbe stata violentemente aggredita dai membri di una gang. Durante il successivo ricovero in ospedale, Gemiliana avrebbe contattato l’ambasciata italiana per ottenere assistenza. Una richiesta non sarebbe stata soddisfatta: «Volevano farmi scappare senza ricevere cure e giustizia – ha scritto la donna –. Inoltre sostenevamo che la polizia locale non avrebbe mai fatto nulla e che sarebbe stato meglio lasciare il Paese». Un’ipotesi che Gemiliana non ha preso in considerazione e, con un visto turistico di tre mesi, è rimasta in Vietnam per ottenere giustizia. Fino a quando le autorità vietnamiti non le avrebbero sequestrato il passaporto, costringendola a trasferirsi in aeroporto, l’unico posto che riteneva sicuro. Fino a ieri.

Le richieste. Secondo la sua versione, Gemiliana non avrebbe ottenuto supporto da parte dell’ambasciata italiana, da cui peraltro non si sente rappresentata perché apolide. Dopo le pressioni la 44enne si sarebbe scontrata, sono parole sue “con azioni delle autorità italiane che mi hanno impedito di ottenere giustizia: verbali tradotti male, convocazioni alla polizia operate da supposti senza documenti, mancata assistenza da parte degli avvocati iscritti all’elenco ambasciata italiana”. Per questi motivi aveva chiesto un incontro con il ministro degli Esteri vietnamita, senza mai ottenere risposta. Uno stallo terminato ieri sera, quando la donna sarebbe stata trasportata dall’aeroporto a un rifugio per senzatetto dopo alcuni contatti con la polizia vietnamita – ripresi con lo smartphone e caricati su Facebook e Youtube – in cui le veniva paventata l’ipotesi di essere sottoposta all’equivalente vietnamita del trattamento sanitario obbligatorio. Dopo aver lasciato l’aeroporto, anche i collegamenti sul web sono diventati meno frequenti e addirittura più complicati da interpretare. Al punto da convincere la comunità virtuale che segue le sue vicende a chiedere notizie dell’apolide di Monserrato che sembra sparita dai radar.
 

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