La Nuova Sardegna

Tradizione e tanta qualità la nuova vita del novello

di Piero Marongiu
Tradizione e tanta qualità la nuova vita del novello

Sono diminuite le cantine che scommettono sul vino tipico dell’autunno Sette proposte in tutta l’isola ma sono scomparse le produzioni improvvisate 

12 novembre 2017
4 MINUTI DI LETTURA





MILIS. Dal principio che riempie gli scaffali dei grandi magazzini a quello che seleziona l’offerta delle gioiellerie. La vetrina del vino novello sardo cambia aspetto e si mette al servizio dei consumatori che preferiscono la qualità alla quantità. Magari poco, quindi. Ma buono. Perché se a una prima occhiata la riduzione della capacità produttiva delle cantine sarde poteva ricordare il ritmo triste della marcia funebre, in realtà la musica di sottofondo sembra più simile a quella che accompagna l’alba di una nuova era.

Un discorso che va oltre la sagra e arriva fino alle produzioni di vini novelli che, quest’anno, si sono presentati con parsimonia all’anagrafe enologica, sempre meno affollata, ma che contano di recuperare il gap accumulato sulla quantità con una produzione eccellente. La gioielleria del novello ha aperto ieri a Milis e ogni prezioso è arrivato accompagnato da un compagno di scuderia buono per tutte le stagioni: «Il boom registrato gli anni scorsi è un ricordo – spiega Simona Manca, presidente della Pro loco di Milis che organizza la rassegna dei vini novelli arrivata a spegnere le trenta candeline – ed era inevitabile che la produzione dei vini novelli tirasse il fiato. Le sette cantine che stanno partecipando alla sagra – aggiunge Simona Manca – hanno messo a disposizione 2500 bottiglie di novello, a cui si aggiungono altre 1400 bottiglie della loro produzione».

Le cause del calo verticale dell’imbottigliamento sono state al centro di una tavola rotonda che ha esplorato il tema della competitività delle aziende e del valore aggiunto garantito dai territori, oltre ad aver misurato o stato di salute del novello. Un approfondimento curato, come sempre, dall’associazione italiana Sommelier Sardegna e intitolato “Vino e competitività. Vincere le sfide del futuro e creare valore aggiunto Territoriale”. Una sfida sicuramente difficile, è stato detto, ma avvincente e alla portata delle produzioni sarde. Non è un caso, infatti, che i vini sardi, insieme ad altri prodotti di punta dell’agroalimentare come formaggi, salumi, pane e olio, siano sempre più richiesti e apprezzati dai turisti che frequentano l’isola non solo nel periodo estivo. A limitare la produzione però, come accade da alcuni anni, ci hanno pensato anche le condizioni climatiche avverse. «Rispetto alla vendemmia 2016 – dice l’enologo Piero Cella – quest’anno, a livello regionale, il calo è stato di circa il 30 per cento, che significa circa 30 milioni di bottiglie in meno. Ma se il dato fa registrare un segno negativo in termini numerici, al contrario gli stessi dati indicano un’ eccellente qualità».

Sul fronte dei novelli c’è da dire che il gradimento dei consumatori è in costante ripresa. «Purtroppo, come accaduto ad altri prodotti dell’agroalimentare – spiega Cella –, l’eccesso di produzione di novello degli anni scorsi, non tutti di buona qualità, ha creato diversi problemi al comparto. Adesso il trend è migliorato, e il suo consumo è in aumento. Il novelli sardi sono ottimi: la macerazione carbonica esalta gli aromi naturali e lo rende un prodotto molto gradevole all’olfatto e al palato». Gli aspetti su cui bisogna lavorare ancora, a detta degli esperti, sono quelli legati alla promozione e alla commercializzazione, sfatando il luogo comune che vuole il novello “bevibile” solo per pochi giorni, magari come umile accompagnatore delle caldarroste.

Serve uno sprint, quindi, per rimettere in sesto il destino del novello ma anche per offrire quello che i tecnici del turismo chiamano “valore aggiunto”. Perché il vino sardo può diventare un attrattore turistico. Lo sa bene Paolo Manca, presidente regionale di Federalberghi, che conta l’80 per cento degli albergatori sardi capcai di circa 110 mila posti letto. «Le paroline magiche – dice Manca – sono due: cultura e abbattimento del gap. Cultura: deve tradursi in perfetta conoscenza del territorio, condizione indispensabile per saper “raccontare” l’origine e la peculiarità del prodotto proposto: Poi c’è il gap, ovvero la condizione da superare per valorizzarlo al meglio. Magari creando una App scaricabile sul telefonino che consenta al turista di avere le informazioni giuste al momento della scelta per le sue vacanze». Milis, lo ha capito e non a caso da trent’anni investe su un’eccellenza come il vino che neppure produce ma che garantisce un numero di visitatori da alta stagione.

Il blitz

Sassari, controlli dei Nas in tutta l’isola: sequestrati 855 chili di uova e colombe di Pasqua scadute o conservate tra i topi

Le nostre iniziative