La Nuova Sardegna

L’economia non riparte Segni più solo dal turismo

di Francesco G. Pinna
L’economia non riparte Segni più solo dal turismo

I dati sono nella nota sull’andamento congiunturale sul primo semestre 2017 Nell’isola giù l’occupazione stabile. Boom dei contratti a tempo determinato  

17 novembre 2017
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ORISTANO. L'Italia cresce meno dell'Europa e la Sardegna fa anche peggio perché cresce perfino meno dell’Italia. Nel 2018 però l’economia sarda potrebbe camminare un po’ più veloce rispetto a quanto ha fatto nel primo semestre del 2017. A questo arco di tempo si riferiscono infatti i dati statistici elaborati dalla Banca d’Italia e presentati ieri mattina a Oristano. Dati anche contraddittori che però aprono uno spiraglio di ottimismo per l’immediato futuro, hanno fatto capire il direttore della sede di Cagliari della Banca nazionale Luigi Bettoni e i suoi collaboratori. Da una parte, per esempio, l’economia fa segnare una crescita, seppure lieve. Dall’altra, invece, il dato sulla occupazione porta il segno meno e a calare in maniera preoccupante sono purtroppo gli occupati a tempo indeterminato. Un calo così pesante da non compensare l’aumento dei contratti a tempo determinato e la crescita dei lavoratori autonomi. Quello che ne viene fuori, secondo Alessandro Mura, dell’università di Cagliari, è un «quadro drammatico» caratterizzato da una occupazione sempre più precaria e dove i maschi lavorano più delle donne e i giovani meno degli anziani. Fermandosi ai numeri, un dato sicuramente positivo è quello relativo alla esportazione di merci. Nel primo semestre dell’anno in corso le esportazioni sono aumentate infatti del 47,5 per cento, molto di più del Meridione e della media nazionale. Peccato però che contemporaneamente siano aumentate, quasi nella stessa misura, anche le importazioni e che la fetta più grossa dell’import- export sia legata alle attività di raffinazione del petrolio greggio, che viene importato, e di vendita dei prodotti derivati, che vengono invece esportati. Bene anche le esportazioni dell’industria meccanica, chimica e metallifera, male invece quelle del comparto alimentare, che ha tante eccellenze ma paga il crollo dei prezzi del settore lattiero caseario. E male anche per il settore delle costruzioni. Segno positivo per le ristrutturazioni, ancora negativo invece per quanto riguarda le nuove costruzioni e il settore delle opere pubbliche, che non decolla anche per colpa del nuovo Codice degli appalti, con qualche segnale di ottimismo comunque per il 2018. Un settore che va sicuramente bene è il turismo. Dati in crescita soprattutto per merito degli stranieri e buoni affari per le imprese dell’accoglienza e della ristorazione e per porti e aeroporti. Positivi anche i dati del commercio, che ha beneficiato dell’aumento della spesa delle famiglie per i beni durevoli e per gli autoveicoli in particolare e in misura minore anche per i beni di consumo. Come hanno sottolineato gli esperti, l’aumento di spesa è stato favorito dalla crescita del credito alle famiglie, mentre quello alle imprese è ristagna. L'ultima parola è stata lasciata al presidente di Confindustria Nord Sardegna Guido Ruggiu, che ha sottolineato il ruolo fondamentale delle imprese per la creazione di nuova occupazione. «Non sarà certo la pubblica amministrazione a offrire nuovi posti di lavoro», ha detto Ruggiu denunciando il peso della burocrazia e auspicando una riduzione dei carichi fiscali e tributari che potrebbe liberare risorse destinate agli investimenti.

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