La Nuova Sardegna

Milia chiede l’abbreviato altri dodici a giudizio

di Mauro Lissia
Milia chiede l’abbreviato altri dodici a giudizio

Obinu verso il patteggiamento. Rito ordinario per Amadu, Capelli e Biancareddu Confermate le accuse di peculato per gli ex consiglieri dell’Udc e di Fortza Paris

17 novembre 2017
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CAGLIARI. L’ex assessore regionale ai Beni culturali Sergio Milia sceglie il giudizio abbreviato, l’ex consigliere Sergio Obinu chiede di patteggiare la pena, altri dodici onorevoli ed ex onorevoli del centrodestra e del gruppo Fortza Paris, alcuni già condannati nel procedimento principale, andranno davanti al tribunale collegiale per essere processati col rito ordinario. Appuntamento al 12 dicembre per accogliere le istanze, determinare la pena che toccherà a Obinu e fissare la data di apertura di un dibattimento che si preannuncia lunghissimo per il numero degli imputati.

Non è durata più di un’ora e mezzo l’udienza preliminare nell’aula del gup Giovanni Massidda, il tempo perché il giudice prendesse atto delle richieste e il pm Marco Cocco confermasse com’era scontato l’accusa di peculato continuato per l’ultimo gruppo di politici che hanno formato la massima assemblea elettiva sarda nella legislatura 2004-2009, quella guidata da Renato Soru. Nel capo d’imputazione i nomi di amministratori di lungo corso, personaggi che hanno dominato la scena regionale fin dai primi anni Ottanta: da Salvatore Amadu e Giorgio Oppi, da Silvestro Ladu e Pasquale Onida, finiti insieme a colleghi meno conosciuti nel calderone di un’inchiesta giudiziaria che coinvolge ormai oltre cento deputati isolani e che alla conclusione dei giudizi potrebbe aver stroncato la carriera a due generazioni di politici.

Imputati fra gli altri anche il sindaco di Tempio Andrea Biancareddu e il parlamentare Roberto Capelli. Le contestazioni contenute negli atti firmati dal pm Cocco sono speculari a quelle delle altre tranches d’inchiesta: peculato per l’uso improprio dei fondi pubblici destinati al funzionamento dei gruppi consiliari, spese per migliaia di euro non giustificate e denaro sparito in chissà quali tasche. Nell’avviso di chiusa indagine compaiono elenchi di assegni, col numero di conto e la banca di riferimento, prelievi allo sportello e accrediti che fanno invariabilmente riferimento ai consiglieri e non fanno parte delle sontuose indennità riservate agli onorevoli, una sorta di stipendio extra che veniva accreditato liberamente in quella sorta di zona franca fiscale che sembrava essere il palazzo di via Roma. Soldi in più che - stando ad accuse ormai confermate in sentenze della Cassazione, della Corte d’Appello e delle sezioni di tribunale cagliaritane - venivano spartiti fra i gruppi politici e poi fra la maggior parte dei singoli consiglieri regionali perché li spendessero a piacimento, senza neppure il disturbo di comunicare come e perché. Finora, nel corso dei processi, i difensori si sono appellati all’autonomia dell’assemblea pubblica e soprattutto a una vecchia delibera della presidenza in cui i criteri di rendicontazione delle spese risultano molto larghi, sostanzialmente inesistenti. Ma i tribunali giudicano soltanto in base alle leggi dello stato e al codice penale.

Ecco l’elenco degli imputati, con le cifre contestate dalla Procura: il tempiese Andrea Biancareddu (165.113 euro), l’oristanese Francesco Ignazio Cuccu (175265), i sassaresi Sergio Milia (168.552) e Salvatore Amadu (21300), i cagliaritani padroni dell’Aias Vittorio Randazzo (30302) e Alberto Randazzo (91014), Sergio Marracini (26500), Antonio Cappai (36766), Giorgio Oppi di Iglesias (112950), Sergio Obinu di Sindia (655258), il nuorese Roberto Capelli (129500), Silvestro Ladu di Bitti (13517), Pasquale Onida di Oristano (26310) ed Eugenio Murgioni di Castiadas (43000). I difensori sono Guido Manca Bitti, Luigi e Pierluigi Concas, Massimiliano Ravenna, Anna Maria Busia, Guido Da Tome, Leonardo Filippi, Paolo Loria e Giuseppe Motzo. Ritorneranno davanti ai giudici dopo la prima condanna Amadu, i due Randazzo, Marracini e Ladu, hanno precedenti per altri reati Biancareddu e Murgioni.

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