La Nuova Sardegna

Rischio idrogeologico addio entro due anni ai canali tombati

Rischio idrogeologico addio entro due anni ai canali tombati

I bandi tra sei mesi: al via i lavori in quaranta Comuni Pigliaru: «Sono mine che abbiamo il dovere di disinnescare»

18 novembre 2017
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CAGLIARI. I novanta milioni ci sono tutti e con quelli saranno smantellate, uno dopo l’altro ed entro il 2019, quelle trappole che da sempre sono i canali tombati in 40 Comuni. Costruiti, negli anni Ottanta, sui fiumi e confusi fra le case o peggio ancora coperti col cemento e l’asfalto. Fino a diventare degli incubi per chi ci vive sopra ogni volta che piove troppo o dalle montagne viene giù una piena. «Avevamo l’obbligo di mettere in sicurezza le popolazioni e azzerare un rischio molto alto. Un pericolo che, in passato, s’è materializzato purtroppo più volte con morti e devastazioni e che doveva e dev’essere scongiurato», ha detto il governatore Francesco Pigliaru nel presentare il lungo elenco degli interventi. Da Solarussa, il più costoso con 8 milioni, poi Nuoro, sei milioni, Tula, 4,1, Bultei, 3,6, Dorgali, 2,5 milioni, con dietro tutti gli altri. Non sarà facile, ha sottolineato l’assessore ai lavori pubblici Edoardo Balzarini. Lo ha fatto dopo aver ricordato che «l’idea di censire i canali tombati, ed è da lì che siamo partiti, è stata del mio predecessore Paolo Maninchedda». Poi ha aggiunto: «In alcuni casi scoperchieremo i canali, in altri saranno deviati per non passare più a fianco alle case. Oppure saranno costruite, a monte, delle vasche di contenimento per scaricare all’origine la potenza della piena». Per ogni appalto, è stato un altro passaggio, «abbiamo chiesto e sarà determinante la partecipazione dei Comuni». Così com’è stato nei primi 13 progetti finanziati ad Assemini, Capoterra, Cagliari-Monserrato, Monti, Orosei, Sassari, Silanus, Sinnai e Villasor, tutti centri ancora ad alto rischio idrogeologico. «È come se volessimo disinnescare una mina e dobbiamo farlo», ha detto il presidente Pigliaru. Con poi ancora Balzarini che ha detto: «Fra sei mesi cominceremo a pubblicare i primi bandi. Abbiamo i poteri del commissario contro le calamità naturali e quindi le procedure saranno snelle. In tutti i modi cercheremo di azzerare la burocrazia, aprire i cantieri e spendere il finanziamento che in gran parte arriva dal Patto per la Sardegna, entro il 2019». Nello stesso pacchetto ci sono anche i soldi per ricostruire i ponti travolti o diventai pericolanti dopo le ultime alluvioni: da quello di Oloè, ad Oliena, ancora al centro delle polemiche, a quelli di Tramtza, Budoni, Buggerru, Zeddiani, Bottida, Sassari-Bancali, Florinas, Jerzu e Cardedu, Villanovafranca, Villaputzu e Galtellì. «Sia chiaro – haconcluso Balzarini – non esiste la sicurezza al cento per cento, ci sono degli eventi straordinari che non sono prevedibili comunque, ma non era più pensabile far vivere ancora delle persone in trappola».

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