La Nuova Sardegna

Trasporto pubblico, prove di rivoluzione

di Stefano Ambu
Trasporto pubblico, prove di rivoluzione

La Regione pensa a un’isola divisa in due o tre bacini di mobilità. Careddu: coinvolgere i Comuni

18 novembre 2017
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CAGLIARI. La Sardegna ridisegnata dalla nuova mappa del trasporto pubblico locale su gomma, dagli autobus alle “corriere”. Gli scenari in vista del 2019 potrebbero essere diversi. Primo, un'isola divisa in tre da un “bacino di mobilità” del sud, uno del centro e uno del nord. Secondo, Sardegna divisa in due con la fetta più grande del centrosud accanto a quella del nord. Terzo, ancora divisione in due ma questa volta con il centro-nord bacino più grande rispetto al sud. Le tre cartine, molto suggestive, sono quelle presentate ieri mattina dagli advisor selezionati dalla Regione in vista della riforma del “traffico” già predisposta da norme regionali, nazionali ed europee. La definizione: per bacino di mobilità si intende una «porzione di territorio senza soluzione di continuità in cui si determina una situazione di autocontenimento dei flussi di mobilità sulla base di procedure di analisi della domanda potenziale della popolazione interessata». Non si possono fare tante acrobazie: ogni bacino deve appartenere a un territorio di 350mila abitanti. Per l'assessore regionale dei Trasporti, Carlo Careddu, si tratta di una svolta epocale. Anche se quelli di ieri sono solo degli ipotetici scenari per aprire il dibattito ascoltando i territori. È infatti ieri a Cagliari c'era mezza Sardegna: da Sassari e Porto Torres a Nuoro sino a Monserrato. Perché le cose cambieranno. «Che cosa dobbiamo fare? - ha detto Careddu - individuare bacini di traffico e gli enti di governo che dovranno gestirli. Entro il 2019 dobbiamo assegnare i nuovi servizi. Questa è un'occasione: possiamo cambiare sistema. In una Sardegna caratterizzata dal forte decremento demografico occorre avvicinare i cittadini ai loro diritti». L'autonomia? «C'è - spiega Careddu - un criterio di sussidiarietà: il quadro normativo devolve le competenze agli enti locali. È significativa qui la presenza dell'Anci e degli amministratori locali». Paura di tagli? «No - ha detto - questo è potenziamento al servizio degli utenti». Tutto passerà ora per il consiglio regionale. I comuni? «È importante - ha detto il presidente dell'Anci Emiliano Deiana- che questa riforma parta dal basso. Considerando le esigenze di chi vive nelle città, nelle coste e di chi risiede nell'entroterra». Il 95% degli spostamenti ha origine e destinazione all’interno del territorio delle ex province sarde mentre solo il restante 5% va oltre confini. La domanda è polarizzata rispetto al capoluogo e all’area di Sassari con altre rilevanti interrelazioni tra Carbonia, Iglesias e Cagliari e Alghero e Sassari. Un numero di spostamenti inferiore è stato quindi rilevato in zone definite a “domanda debole” composte da 78 comuni nell’Anglona, nel Meilogu, Marghine, Barigadu e nella Marmilla. I servizi di trasporto pubblico locale automobilistico della Sardegna sono erogati da 57 aziende. «La nostra posizione? - ha detto l'assessore comunale del Traffico di Sassari, Antonio Piu - abbiamo già fatto un progetto con i parcheggi di interscambio, manca solo il decreto, vogliamo includere anche tutti quei paesi che per ora sono fuori dalla rete». Il Ctm, il consorzio di Cagliari: «Pronti a raccogliere la sfida - ha detto il presidente Roberto Murru - la città metropolitana ha richiesto alla Regione che il suo territorio diventi bacino».

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