La Nuova Sardegna

L’appello di 20 sindache sarde: «Salviamo i nostri borghi»

di Paolo Merlini
Il convegno contro lo spopolamento (foto Locci)
Il convegno contro lo spopolamento (foto Locci)

Incontro a Fonni per parlare del futuro dei loro paesi, sempre più a rischio. L’ex assessore Mongiu: serve un piano paesaggistico per le zone interne

19 novembre 2017
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FONNI. «Sono stati spesi milioni per rifare i centri storici dei nostri paesi, sistemare pavimentazioni e recuperare antiche abitazioni. Ma non ci si è preoccupati di chi avrebbe dovuto abitarci», dice Daniela Falconi. «Lo spopolamento avanza anche in paesi con tante imprese e un basso indice di disoccupazione come il nostro. Non dobbiamo soltanto rattoppare le buche nelle strade, ma il tessuto sociale. Per questo tra un’opera pubblica e una manifestazione culturale preferiamo promuovere la seconda – dice la sindaca di Fonni a nome della giunta per tre quinti al femminile – . Dobbiamo occuparci delle persone, non dei mattoni. A fine mandato vogliamo lasciare l’ elenco dei libri che abbiamo presentato in paese, non delle opere pubbliche che abbiamo realizzato». Così Daniela Falconi all’ultimo appuntamento con Freemmos, evento itinerante promosso dalla fondazione Maria Carta sul tema dello spopolamento. «Parlano le donne», il titolo scelto dal presidente Leonardo Marras, e ieri a Fonni hanno risposto all’appello una ventina di sindache da tutta l’isola (sono 57 in totale su 377 comuni).

Mutazione continua. A rappresentarle sul palco dell’auditorium Don Muntoni, introdotte da Ornella Porcu, tre di loro: oltre Falconi, Marina Madeddu e Manuela Pintus, sindache di Villa San Pietro e Arborea. Con loro la catalana Maria Carme Freixa, sindaca di un paese di duecento abitanti, Valifogona de Ripolles, presidente dell’associazione dei piccoli comuni della Catalogna.

Villa San Pietro, paese dell’area metropolitana di Cagliari, un territorio che si insinua tra l’area industriale di Sarroch e i villaggi turistici nel litorale di Pula, ha il problema opposto: gli abitanti aumentano, anno dopo anno. «Negli ultimi 40 anni sono triplicati», dice Marina Madeddu, preoccupata più dell’effetto paese-dormitorio (da parte dei lavoratori dell’industria e del turismo, appunto) che dello spopolamento. Al punto che i sampietresi doc chiamano istrangius, stranieri, i cittadini di nuova acquisizione. Un arricchimento per il paese? «Certo, ma anche un aumento della domanda di servizi che è difficile soddisfare, e la paura di perdere il senso della comunità, la nostra identità. Anche da noi più che sul versante delle opere pubbliche occorre agire sul fronte sociale». Ancora in controtendenza, Villa San Pietro è un paese giovane: gli over 65 sono appena il 20%.

Le case vuote. Manuela Pintus è stata eletta sindaca di Arborea due anni fa con il 45% delle preferenze: guidava il comitato antitrivelle “No al progetto Eleonora” e ha sbaragliato gli altri tre candidati maschi. Lo spopolamento esiste anche nella più solida realtà agricola e zootecnica della Sardegna; molte case sono ormai disabitate ma paradossalmente gli affitti sono sempre più cari, denuncia. Il territorio, le bonifiche come le chiamano gli abitanti di questa città di fondazione, è vasto, la popolazione dislocata qua e là: «Spendiamo più in scuolabus che nella raccolta dei rifiuti», dice Manuela Pintus.

La vita nei Pirenei. Lo spopolamento dei piccoli centri ormai è una lingua tristemente universale, come sottolinea la sindaca catalana Maria Carme Freixa: le infrastrutture sono carenti appena ci si sposta da Barcellona, che come una calamita attira a sé i giovani in cerca di lavoro. Occorre fare rete fra i piccoli comuni, dice, specie delle aree montane (che là significa Pirenei) anche se gli abitanti ormai rappresentano poco più del 10% dell’intera Catalogna. E dalle sue parole si intuisce che il sogno di indipendenza riguarda più la metropoli che il territorio.

Come contrastare dunque un fenomeno inevitabile, in tempi di crisi e bassa natalità, quale lo spopolamento dei piccoli comuni? Intervistata da Giacomo Serreli, Maria Antonietta Mongiu, ex presidente regionale del Fai (fondo ambientale italiano), pone l’accento sulla necessità di un piano paesaggistico anche per le zone interne dell’isola, mentre la sociologa Antonietta Mazzette, alla domanda di Giacomo Mameli su una possibile ricetta contro lo spopolamento dei piccoli centri, risponde che siamo di fronte a una tendenza diffusa ormai ovunque nel mondo, e che si può contrastare solo con politiche demografiche adeguate.

Le imprenditrici. Restituiscono serenità, e speranze per il domani, le testimonianze di imprenditrici “resistenti” in paesi in via di spopolamento: dall’energia contagiosa di Roberta Melis, 27 anni di Mamoiada, viticoltrice insieme con le due sorelle con cui ha fondato la cantina Eminas, alla forza di Tomasina Addis di Aggius (tappeti), Anna Maria Pirellas di Fonni (agriturismo Donnortei) e Maria Grazia Murrocu (Sa Mandra, ristorazione barbaricina ad Alghero).

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