La Nuova Sardegna

Sassari, cade dalla moto: muore 26enne di Sennori

di Gianni Bazzoni
Sassari, cade dalla moto: muore 26enne di Sennori

La Kawasaki si è impennata e Simone Ogana ha battuto la testa su una trave

24 novembre 2017
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SASSARI. Il rombo della moto da cross che torna nello spiazzo interno dell’autorimessa dopo un primo giro nel cortile. Fuori è già buio, ci sono le luci accese, gli amici vedono la Kawasaki numero 2 sbucare dalla rampa. Un volo e il ragazzo sbatte la testa contro una trave di cemento armato. É morto così ieri sera, intorno alle 19.15, Simone Ogana, 26 anni di Sennori. L’incidente, assurdo e terribile, nel sottopiano di un palazzo tranquillo di via Ruffilli, una traversa davanti alle “luci gialle” nel quartiere di Sassari 2. Gli amici sono intervenuti subito, hanno provato a rianimarlo, ma per il ragazzo non c’era più niente da fare. Devastanti le lesioni alla testa. È scattato l’allarme e sul posto sono arrivati gli operatori del 118, gli agenti della sezione volanti, della polizia stradale e della squadra mobile della questura, gli specialisti della Scientifica. La moto verdolina e nera rovesciata a terra, il corpo senza vita qualche metro indietro. Nel sottopiano, che è quasi invisibile dal marciapiede esterno se non attraverso una feritoia, è calato il silenzio. La luce che si accende e spegne a tempo, le torce che coprono i momenti di buio. Comincia il triste rituale dei rilievi, delle foto, dei racconti di chi ha assistito alla tragedia.

Simone Ogana, un passato da sportivo nelle gare di mountain bike, aveva una grande passione per i motori. Non solo per le due ruote ma anche per le auto fuoristrada. Era considerato un esperto, uno che ci sapeva fare. È arrivato a Sassari da Sennori insieme ad alcuni amici. Doveva vedere e provare una moto da cross e poi decidere se acquistarla o meno. Simone è montato in sella, due battute prima della partenza, poi via. Non indossava il casco, non ce n’era bisogno avrà pensato: due giri e poi vediamo. Dal sottopiano al cortile esterno, un primo giro. Come su un circuito studiato per le prove. Poi un altro tentativo. Simone ha dato gas, la moto ha risposto. È sbucata fuori nel cortile, qualcuno del palazzo ha sentito il rombo.

«Non è la prima volta che provano una moto», ha raccontato una signora che ha seguito alla finestra le lunghe fasi dei rilievi e degli accertamenti. Al secondo giro la tragedia: forse Simone voleva vedere la potenza del motore in salita, proprio sulla rampa. Forse ha calcolato male i tempi e non si è reso conto dell’altezza (circa due metri). Il ragazzo è andato a sbattere con violenza la testa contro la trave di cemento armato. È caduto a terra, la moto ha fatto ancora qualche metro, è finita sul muro di un garage. Increduli e sotto shock gli amici che avevano accompagnato Simone Ogana per quella “prova di acquisto” di una moto che era tra le sue preferite.

Dall’allegria alla tragedia. In un attimo è cambiato tutto. Le urla disperate, le richieste di aiuto nella speranza di poter fare ancora qualcosa. Nel palazzo la gente si è affacciata alle finestre, ha intuito che era successa qualcosa di molto grave. Qualcuno è sceso per strada per chiedere notizie. «Cosa è successo? Abbiamo sentito il rombo del motore, poi un botto e le grida». Ci vuole un po’ prima che trapeli la terribile verità: gli operatori del 118 escono con gli zaini, scuotono la testa, caricano tutto sull’ambulanza. Vanno via con i lampeggianti accesi. In silenzio.

Nel sottopiano il corpo di Simone è coperto con un telo, tutta l’area è interdetta, anche sul marciapiede nessuno può passare. Iniziano i rilievi: misure, segni per terra con la vernice rossa. È una situazione surreale: «Come si fa a morire così? Come si fa a spiegarlo?». Gli amici di Simone non ci credono. Lo ripetono più volte a bassa voce: «Non ci credo...non ci credo...». Invece è tutto incredibilmente vero, agli agenti l’incarico di informare i familiari del ragazzo. Lacrime e un dolore atroce, la disperazione di chi vorrebbe fare qualsiasi cosa per riavvolgere il nastro della vita e ricominciare. Provare a fermare quella moto.

È una tragica realtà quella che ormai è davanti agli occhi di tutti. Il magistrato di turno dispone il trasferimento del cadavere all’istituto di Patologia forense per l’esame del medico legale. Sono le 23 quando i rilievi di rito si concludono e nei primi rapporti della polizia c’è il racconto della morte assurda di un ragazzo di 26 anni arrivato a Sassari da Sennori per provare una moto che voleva acquistare.

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