La Nuova Sardegna

le indagini 

Due ore di misteri dopo il delitto

Due ore di misteri dopo il delitto

VILLAGRANDE. Un fucile che si inceppa durante la sparatoria, un uomo vestito di nero con guanti e passamontagna che dopo aver esploso i colpi da un’arma calibro 12 si impossessa della macchina delle...

25 novembre 2017
3 MINUTI DI LETTURA





VILLAGRANDE. Un fucile che si inceppa durante la sparatoria, un uomo vestito di nero con guanti e passamontagna che dopo aver esploso i colpi da un’arma calibro 12 si impossessa della macchina delle vittime dell’imboscata, ingrana la retromarcia e percorre a ritroso il sentiero.

Il ferito che urla al suo socio «Fui, fui» (scappa, scappa n.d.r) e lo sente allontanarsi gemendo. Una lunga attesa nella speranza di veder tornare l’amico e poi la camminata sul versante della collina e l’incontro con un possidente della zona che presta il proprio telefonino per chiamare i soccorsi.

Potrebbe essere andata così quel maledetto mercoledì mattina ma potrebbero esserci anche altri dettagli importanti che ancora non sono venuti alla luce e che potrebbero chiarire alcune circostanze misteriose che rendono il quadro decisamente complicato.

Le indagini sull’agguato costato la vita a Fabio Longoni e il ferimento del suo socio Daniele Angelo Conigiu si stanno rivelando particolarmente difficili. Impossibile però al momento saperne di più: bocche cucite su tutti i fronti.

Non parla l’avvocato Marcello Caddori, legale di Conigiu. L’allevatore dopo un primo confronto con i carabinieri, giovedì è stato sentito anche da Nicola Giua Marassi, il sostituto procuratore di Lanusei titolare delle indagini sull’omicidio e sul tentato omicidio. Non parlano gli investigatori che subito dopo l’efferato delitto hanno passato al setaccio amicizie e frequentazioni dei due soci e sentito decine di persone. Sono ore di attesa per gli esiti degli accertamenti effettuati all’interno della macchina ritrovata a pochi chilometri in linea d’aria dalla zona dell’imboscata in una stradina di campagna vicino all’ovile di Niu Abila dove l’uomo in nero ha esploso le fucilate mortali.

La ricostruzione dei fatti può però fare affidamento su alcune certezze. Una è quella emersa dalla perizia necroscopica effettuata giovedì sera dall’anatomopatologo Roberto Marcials: a uccidere Fabio Longoni è stato uno dei tre pallettoni che lo hanno colpito e che ha reciso l’aorta nella diramazione del bacino provocando un’emorragia interna. Che ha decretato la fine dell’uomo.

Al vaglio degli investigatori ci sono le ore, anzi i minuti della mattinata di sangue. I due giovani, sono stati visti di buonora in un bar di Villagrande dove hanno fatto una breve sosta per la colazione e poi, come ogni giorno si sono diretti verso le campagne di Santa Lucia per accudire il bestiame nell’azienda di Niu Abila.

Sotto la lente d’ingrandimento anche quelle due ore di buco in cui Conigiu ha atteso, inutilmente, che il suo socio si rifacesse vivo prima di cercare aiuto. E poi si sono gli interrogativi sul killer che deve avere avuto necessariamente un complice. Difficilmente, infatti, l’omicida avrebbe corso il rischio di raggiungere a piedi, e con il fucile, in spalla il teatro dell’agguato. Chi ha accompagnato il killer nella località di Ponte canale?

Sono queste le domande a cui proveranno a rispondere gli investigatori. (g.f.)

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative