La Nuova Sardegna

Il leader della Lega a Cagliari: «Sardi traditi ora avete bisogno di me»

di Stefano Ambu
Il leader della Lega a Cagliari: «Sardi traditi ora avete bisogno di me»

Accolto da un migliaio di sostenitori. All’attacco sui migranti e sulla scuola, appello agli autonomisti: «Unitevi» 

26 novembre 2017
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CAGLIARI. Fuori dalla Fiera, tenuta lontano dalle forze di polizia, la contestazione con striscioni come "studenti contro il razzismo". Ma nel centro congressi tra viale Diaz e lo stadio un bagno di folla per il leader della Lega Matteo Salvini. Circa un migliaio di persone per lui a Cagliari. Una cinquantina di minuti di attacchi a governo, Boldrini, Pd e classe dirigente sarda: «Se il novanta per cento dei vostri politici avesse fatto il suo dovere – ha detto alla platea – non ci sarebbe stato bisogno di Salvini in quest'isola. La maggior parte vi ha fregato il voto è poi è sparito».

Non tutti, però, ha precisato guardando verso il senatore di Forza Italia Emilio Floris, seduto in prima fila accanto al consigliere regionale azzurro Stefano Tunis. Una tappa sarda, quello di Salvini, anche per capire che aria tira. Soprattutto tra i possibili alleati del centrodestra. Ma prima di salire sul palco il leader della Lega si è rivolto soprattutto ai movimenti autonomisti: «Mi piacerebbe vederli uniti- ha detto – perché hanno storia e identità, ma sono divisi. Mi piacerebbe che la Lega fosse parte di un unico movimento autonomista senza dipendere da Roma o da Bruxelles. Ora ci siamo, possiamo iniziare una nuova storia». Poi in sala gli interventi dei componenti dell'organigramma di Noi con Salvini, che si sta radicando nell'isola: Andrea Piras per i giovani, Dario Giagoni per il Nord Sardegna e Guido De Martini per il Sud. In mezzo anche la testimonianza toccante di una mamma arrivata da Sassari per perorare la causa del figlio diciannovenne disabile che chiede di essere accolto in un centro di riabilitazione. «Abbiamo vinto una causa – ha detto – continuiamo a lottare per tutti quelli che vivono la situazione di mio figlio».

Poi lui, Salvini. E i suoi cavalli di battaglia. Primo tra tutti, l'immigrazione. E, a proposito anche degli ultimi sbarchi in Sardegna dal nord Africa, ha parlato chiaro: «Le chiacchiere stanno a zero. O vinciamo adesso o fra qualche anno saremo noi a prendere il barcone e andare in Tunisia». C'è anche un cenno al mondo della scuola: «Buona scuola? Pessima scuola, ci vogliono concorsi su base regionale. In Sardegna insegnanti sardi, perché fargli fare il giro d'Italia? Perché devono fare ricorso, come quel docente mandato a Pisa? Devono lavorare nella propria terra». E poi si è rivolto al pubblico. «Quanti di voi hanno figli che lavorano fuori dall’isola?» Risposta: una marea di mani alzate. Qualcuno dalla platea ha chiesto a Salvini che cosa vuol fare per i pastori e per la zona franca. «Non faccio promesse- ha risposto – questo è l'inizio di un percorso, non voglio il voto, voglio qualcosa di più: voglio la vostra testa e il vostro cuore e non ci fermiamo più. La zona franca? La voglio vedere applicata, voglio fatti concreti». E poi: «La zona franca piace a Boldrini che dice sindaca, assessora – ha scherzato – zona franca ha due parole che finiscono con la A». Poi un omaggio ad Andrea Parodi: «Quanto ho bisogno di staccare ascolto No potho reposare: avete lingua, storia, identità. Perché i ragazzi devono scappare dalla vostra terra?». Un avvertimento: «Cagliari non è Sassari – ha detto – come Brescia non è Bergamo. Ma loro, per i comodi loro, ci vogliono tutti uguali, ci vogliono appiattiti».

Poi il saluto. Ma senza lasciare la sala: il tour de force continua per un'oretta perché Salvini non nega una parola o un selfie a nessuno. Tutti insieme, poi in una maxi cena a Cagliari con trecento sostenitori.
 

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