La Nuova Sardegna

Michela, la pista del video: i genitori vanno in Procura

di Gianni Bazzoni
Michela, la pista del video: i genitori vanno in Procura

La famiglia della giovane presenta una denuncia-querela per diffamazione 

01 dicembre 2017
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PORTO TORRES. C’è una cosa più importante di tutte nell’inchiesta sulla morte di Michela Deriu: scoprire di chi aveva paura, quasi terrore negli ultimi giorni la ragazza di 22 anni e perché. L’inchiesta della procura della Repubblica di Tempio e tutti gli accertamenti dei carabinieri di Olbia e Porto Torres girano attorno a questo quesito. E c’è anche un altro aspetto, non certo secondario: Michela lascia la sua città e confida «di essere in pericolo». Quindi parte e raggiunge La Maddalena, dove una amica la ospita per quasi 48 ore. E in quella casa Michela viene trovata priva di vita. Suicidio, secondo le prime valutazioni. Tanto che il corpo della ragazza sta per essere restituito ai familiari e si va verso una rapida archiviazione del caso. Poi però nascono i primi dubbi, qualche sospetto, e non solo perché la ragazza aveva il biglietto di ritorno. Ci sono quei messaggi trovati a casa della sua amica a La Maddalena, uno accartocciato. E quel riferimento «agli scheletri che sono tornati». Ce n’è abbastanza per aprire una inchiesta, quanto meno per istigazione al suicidio. Poi anche con le ipotesi di tentata estorsione e diffamazione aggravata. Perché nell’inchiesta entra anche l’ipotesi di un video, una ripresa amatoriale che diverse persone raccontano di avere visto, vengono anche indicati i “partecipanti”. Anche se su questo aspetto - considerata la delicatezza - ci sono troppe cose da chiarire. Ma è la base sulla quale sono scattate le attività con l’iscrizione di tre giovani nel registro degli indagati: due ragazzi di Porto Torres e una giovanissima di un paese dell’hinterland. Tutti conoscevano Michela, l’hanno frequentata, in teoria suoi amici, nella pratica l’inchiesta li colloca al momento dall’altra parte. Presto parleranno assistiti dai loro avvocati, risponderanno alle domande degli inquirenti. Di certo la storia delle ultime ore (anche degli ultimi giorni) di Michela è ancora tutta da scrivere. Le testimonianze degli amici veri dicono che la 22enne difficilmente si faceva impressionare: spirito libero, intelligente, curiosa e sempre disponibile al confronto per crescere e imparare. Nell’ultimo periodo, però, qualcosa la turbava. Se ne erano resi conto al lavoro, ma anche a casa. Un pericolo per qualcosa del passato? Una pressione forte da parte di qualcuno con richieste di denaro? Per che cosa e perché? La storia del video, che è stata presa in esame dagli inquirenti, forse è solo un pezzo di quel dramma tornato prepotentemente a galla. Potrebbe esserci dell’altro, con qualcuno che sa più di altri.

A La Maddalena Michela ci è arrivata con una idea, una sensazione di tirarsi fuori da un guaio che pensava ormai dimenticato nel passato. E invece proprio lì potrebbe essere successa qualcosa: una presenza? Un messaggio? Un incontro? L’inchiesta si muove in un equilibrio difficile, senza trascurare niente. Anche le immagini dei sistemi di videosorveglianza.

Ieri mattina i genitori e la sorella di Michela, sono stati in Procura a Tempio e hanno formalizzato una denuncia-querela per diffamazione. Una cosa procedurale che, in realtà, pone una “barriera” in riferimento alla eventuale divulgazione del presunto video ma anche a tutto il resto che dovesse essere qualificato come diffamatorio nei confronti della ragazza e dei suoi familiari. Il padre, la madre e la sorella di Michela chiedono la verità e hanno rinnovato la volontà per aiutare gli inquirenti nel loro delicato lavoro. L’attenzione è rivolta agli esiti delle perizie sui materiali sequestrati nelle perquisizioni.

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