La Nuova Sardegna

Mustaro: «Nel Poligono armamenti radioattivi»

di Giusy Ferreli
Mustaro: «Nel Poligono armamenti radioattivi»

L’ex dirigente della squadra mobile di Nuoro conferma la presenza del torio L’alto ufficiale Bonotto: «Io ho sempre fatto recintare le zone a rischio»

01 dicembre 2017
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LANUSEI. «Gli armamenti utilizzati nel Poligono di Quirra contenevano elementi radioattivi». Fabrizio Mustaro, ex capo della Squadra mobile di Nuoro che indagò sull'inquinamento è tra i testimoni chiave del processo sui veleni di Quirra: ieri mattina ha raccontato che nelle schede tecniche vi erano indicate le sostanze tossiche contenute nelle armi utilizzate. Di sicuro, nel sistema anticarro Milan, era presente il torio (1184 il numero dei missili esplosi sino al 2000) ma le schede segnalavano anche tutte le altre sostanze radioattive. La pericolosità degli armamenti utilizzati nella base militare a cavallo tra Sarrabus e Ogliastra – e nel novero c'erano anche i missili Nike – era già stata segnalata da Roma.

«Mi ricordo di una circolare del 2001 dello Stato maggiore della Difesa che indicava al comando del Pisq la presenza di sostanze inquinanti e del torio», ha ribadito in aula il dirigente della Polizia, rispondendo alle domande del pm Daniele Loi, e del procuratore Biagio Mazzeo che rappresentano la pubblica accusa nel processo a carico dei generali e dei colonnelli che hanno guidato il Poligono dal 2004 al 2010 (Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi e Paolo Ricci) e i comandanti del distaccamento dell’Aeronautica di capo San Lorenzo, (Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzon). Le schede hanno rilevato anche la presenza, in alcuni munizionamenti, del fosforo. Mustaro ha parlato anche di “Is Pibiris”, una zona periferica del Poligono in cui sotto detriti lasciati da civili, vennero rinvenuti, sotterrati, residuati bellici. La deposizione del poliziotto, durata poco meno di un’ora compreso il controinterrogatorio della difesa, è stata preceduta da quella di un alto ufficiale in forze alla base quando la Procura di Lanusei aprì l'indagine, Sanzio Bonotto. Le misure di sicurezza a Quirra divennero prassi costante sotto il comando del generale, a capo del Pisq dal 2010 al 2016 e primo testimone dell’udienza di fronte al giudice del Tribunale di Lanusei Nicole Serra.

Bonotto ha dichiarato che durante il suo incarico si era provveduto a recintare le zone a rischio, dalla zona Torri dove avvenivano i brillamenti alle aree ad alta intensità militare dove venivano lanciati i missili anticarro Milan. Ma c’è dell’altro. Un altro accorgimento che venne adottato dai vertici militari, subito dopo la bufera mediatica sollevata dal caso Quirra, riguardava l'acquisizione delle schede tecniche degli armamenti. Quando venivano fatti brillare gli ordigni o venivano lanciati missili, sempre dopo l’autorizzazione dello Stato maggiore, era compito dei comandanti richiedere i documenti tecnici per valutare l’impatto ambientale a tutela della salute. A partire da allora il comandante del Pisq verrà affiancato da un esperto. All’epoca c’era il colonnello Addis. L’alto ufficiale ha raccontato che quando la magistratura – aperta l’inchiesta culminata nel processo che si sta celebrando a Lanusei – dispose il sequestro e lo sgombero delle greggi, venne investito del ruolo di custode: «Divenni custode del bestiame. Ritengo che gli allevatori non sapessero dove portarlo». II pm Daniele Loi ha mostrato alcune fotografie dei residuati bellici nel Poligono. Che Bonotto non ha riconosciuto. Alla stessa maniera non ha riconosciuto le schede ambientali mostrate dall'avvocato di parte civile Bachisio Mele. Ha chiuso le testimonianze Cesare Contu, cittadino impegnato nel sociale che nel 2011 si presentò spontaneamente in Procura per riferire di alcune informazioni acquisite nel tempo sullo smaltimento in base di grandi fusti, interrati o fatti brillare con altro materiale. Il colloquio telefonico tra Contu e Mauro Artizzu, ex militare che durante la leva aveva lavorato allo stoccaggio dei bidoni, e nel quale si parlava di questo intervento venne acquisito dagli investigatori. Il processo riprenderà il 14 dicembre con la deposizione di Artizzu.

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