La Nuova Sardegna

Il pioniere: Vittorio Vaccargiu 

«Sardi penalizzati dai costi di produzione»

«Sardi penalizzati dai costi di produzione»

TERRALBA . Vittorio Vaccargiu è uno tra i più grossi produttori di funghi coltivati dell’isola, uno dei pionieri del settore. «Ho iniziato nell’85 – racconta il titolare dell’azienda che porta il suo...

03 dicembre 2017
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TERRALBA . Vittorio Vaccargiu è uno tra i più grossi produttori di funghi coltivati dell’isola, uno dei pionieri del settore. «Ho iniziato nell’85 – racconta il titolare dell’azienda che porta il suo nome –, era l’inizio delle incertezze in agricoltura, dei dubbi su cosa produrre legati agli ondeggiamenti del mercato. Pensai che il fungo desse maggiori certezze rispetto ad altre coltivazioni. Abbiamo superato difficoltà di natura ambientale, malattie legate ai funghi killer, tutte superate. Il problema degli ultimi anni e la politica sul primo insediamento, per cui basta avere 100 mq per risultare azienda agricola e questo, parlo da imprenditore, è sbagliato. Questo ha portato ad avere più offerta che richiesta in alcuni periodi dell’anno. Tanto che, per quanto riguarda il cardoncello, ho dovuto diminuire le quantità da 30mila ballette annue a 5000, preferendo puntare sull’antunna, che rende maggiormente».

Insomma, non c’è spazio per tutti? «Ci sarebbe se quella del fungo fosse una coltivazione perfettamente programmabile, invece che... anarchica» risponde Vaccargiu. Settore che ha un futuro? «Abbiamo un milione e mezzo di abitanti. Se il prezzo dei trasporti navali fosse parificato alle autostrade, si potrebbe discutere. Ma già comprando il substrato oltre Tirreno abbiamo più spese; con questi costi di trasporto il commercio col Continente non è conveniente». I funghi che rendono di più? «In questo momento il cardoncello da noi non fa reddito, addirittura al mercato lo trovi a 5 euro al kg, quando il costo di produzione è di 6,50 euro, superiore. Il prezzo normale dovrebbe essere 8-9 euro, ma c’è troppa offerta. L’antunna invece è un prodotto di massa: 4,50-5 euro al consumatore e si lavora con più tranquillità, c’è meno rischio di malattie». E lo Champignon? «Richiede una produzione completamente diversa dalle altre, è molto più delicato e infatti lo trattano pochissimi, noi no. All’ingrosso costa 2.20-2.50 euro (perché ha una resa nettamente superiore), ma in compenso ha poche oscillazioni, con un’offerta inferiore alla richiesta». (a.palm.)



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