La Nuova Sardegna

Abbanoa, la vittoria dei Comuni ribelli

Abbanoa, la vittoria dei Comuni ribelli

Dopo undici anni, una legge regionale ribadisce il loro diritto di gestire l’acqua in autonomia

08 dicembre 2017
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Undici anni senza mai retrocedere di un passo, tanto da essere messi al bando come un manipolo di cospiratori contro il potere costituito. Hanno resistito e vinto i 29 sindaci che avevano giurato «mai dentro Abbanoa». A rendere giustizia ai Comuni ribelli è stata la legge approvata mercoledì dal Consiglio regionale. In un articolo c’è scritto: «Potranno continuare a gestire in autonomia il servizio idrico». L’elenco di chi ha realizzato un sogno, così ha commentato uno dei capipopolo, Domenico Gallus, sindaco di Paulitano e consigliere regionale del Psd’Az-La Base, è questo: Aggius, Anela, Arzana, Bessude, Bonarcado, Bottida, Bultei, Burcei, Burgos, Capoterra, Cheremule, Esporlatu, Fluminimaggiore, Gadoni, Lotzorai, Modolo, Nuxis, Olzai, Paulilatino, Perfugas, San Vero Milis, Sant'Anna Aresi, Santulussurgiu, Serramanna, Seui, Tertenia, Teulada, Villagrande Strisali e Villasimius. Da una parte all’altra della Sardegna: in quei territorio Abbanoa dovrà continuare a stare alla larga. «È stata una battaglia difficile e complicata», ha sottolineato Daniele Cocco, sindaco a Bottida e capogruppo di Articolo 1-Mdp in Consiglio regionale. «Quando la legge è passata, ho tirato un grande sospiro di sollievo e pensato: non ci siamo lasciati schiacciare. La nostra gente è salva». Poco dopo i 29 indipendentisti dell’acqua hanno festeggiato la vittoria nella saletta del Consiglio, con tanto di striscione su cui era stampato, a grandi lettere, «Gestioni autonome servizio idrico», con questa aggiunta: «Eravamo autonomi e lo resteremo». Striscione tirato a lucido da Gianni Ruggeri, il segretario del Gasi, che per anni ha difeso, un dossier dopo l’altro, il diritto a «non far parte dell’idromostro», parole testuali di un Domenico Gallus sempre più battagliero. «Quasi mi vergogno a dirlo – ha continuato – nei nostri Comuni le tariffe a metro cubo sono meno della metà di quelle imposte dappertutto da Abbanoa e comunque abbiano i conti in ordine. Poi, in ognuno dei nostri Comuni, tutto funziona: dalla sorgente al depuratore, e se qualcosa si blocca, in due ore il fontaniere comunale risolve i problemi». C’è però il rischio che la legge possa essere impugnata dal governo, l’ipotesi è stata sollevata dall’assessore regionale ai lavori per la deroga concessa ai ventinove Comuni. «Noi siamo convinti che passerà anche a Palazzo Chigi – ha annunciato sicuro Daniele Cocco – Ma se dovesse accadere il peggio, scenderemo di nuovo in piazza e siamo pronti ad arrivare fino alla Corte europea dei diritti dell’uomo». La conclusione, nel giorno della festa, è stata ancora di Gallus: «Sia chiaro, nessuno da oggi in poi può considerarci figli di un dio minore. Proveremo tra l’altro a essere rappresentati nel comitato d’indirizzo di Egas, l’ente che finalmente controllerà Abbanoa, e poi la Regione dovrà trasferire anche a noi i finanziamenti per migliorare il servizio. Mai più figli e figliastri com’è stato finora. Noi abbiamo difeso i nostri diritti e oggi pretendiamo gli stessi diritti degli altri Comuni». (ua)

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative