La Nuova Sardegna

Il prete showman di San Teodoro diventa star del web per amore dei fedeli

di Serena Lullia
Il prete showman di San Teodoro diventa star del web per amore dei fedeli

Don Alessandro Cossu reinterpreta le canzoni tormentone. Diventato virale su youtube, «non si deve essere bacchettoni»

09 dicembre 2017
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INVIATA A SAN TEODORO. In una mano il vangelo, nell’altra lo smartphone. I sacerdoti 2.0 indossano l’abito talare ma sono smanettoni del web. Preti social. Come don Alessandro Cossu, 40 anni, tempiese. Studente svogliato alle medie, macellaio a 12 anni, ventenne aspirante showman in tv. Diverse fidanzate, tante esperienze di vita. A 25 anni la vocazione, poi il seminario. Oggi è docente di Teologia e la guida spirituale della parrocchia di San Teodoro. I social nelle sue mani sono diventati uno strumento di Dio. Facebook e Instagram per tagliare le distanze con tutti quei giovani per cui la Chiesa è roba da vecchi bigotti e Cristo non merita i follower di Fedez. Per i giovani cresimandi della sua parrocchia, 24 in tutto, ha creato una versione religiosa dell’Esercito del selfie di Arisa e Lorenzo Fragola. Che è diventata “L’esercito del Cristo”. L’esibizione con tanto di balletto in chiesa davanti al vescovo ha conquistato il monsignore e il web. Il video dell’esercito del Cristo da lui cantata è diventato virale. Nulla di più normale per un convinto sostenitore di un papa social come Francesco. Facebook a servizio del Signore. E il repertorio divino cresce con “Voglio ballare con te” di Baby K trasformata in “Voglio pregare con te” e “Riccione” dei Thegiornalisti in versione “San Teodoro”.

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Prete con orgoglio. Occhi vispi sotto una montatura nera alla moda, faccia simpatica incorniciata da una barba pettinata con cura, personalità vulcanica. Se non fosse per il clergyman e il crocifisso bianco sul petto si farebbe fatica a capire che è un sacerdote. Ma don Alessandro all’abito ci tiene parecchio e lo indossa sempre. «Significa la mia vita, la mia scelta – racconta –. Come diceva San Giovanni Bosco “Con i giovani si sta da preti”. E io sto con i ragazzi, cerco di capirli e uso i social per avvicinarli a Gesù. Ma sono e resto un prete. Non faccio le cose che fanno loro. Non vado in discoteca anche se mi piace ballare. Non è quello il luogo per evangelizzare. La conosco bene la discoteca, sono stato laico fino ai 25 anni».

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Una vita prima di Dio. Classe 1977, Alessandro Cossu nasce e studia a Tempio. Nell’attestato della terza media la scuola scrive: si consiglia il mondo del lavoro. «Non studiavo, ero ribelle – racconta divertito –. A 12 anni lavoravo saltuariamente in macelleria, a 13 stabilmente. Per tre anni sono stato manovale, poi tecnico delle slot machine a Cagliari». Tra i 20 e i 25 anni, mentre sgrana il rosario di tutti i lavori: muratore, barista, lavapiatti, don Alessandro si rimette a studiare. Si diploma alle magistrali e frequenta corsi di canto, musica, moda. E gira l’Italia facendo provini per entrare nel mondo dello spettacolo. «Era il mio sogno – confessa –. Poi a 25 anni il mio ingresso in seminario, proprio quando mio padre morì. Per me un cambio di vita».

Showman religioso. Il suo carattere e i social sono i grimaldelli con cui entra nel cuore dei giovani. «Qui ci sono tantissimi giovani, li incontro per strada, nelle scuole, ma in chiesa ne vengono pochi – dice –. Sto cercando di fare qualcosa per avvicinarli, per farmi conoscere. E i social sono utilissimi. Certo serve molto impegno, ma il segreto è rendere protagonisti gli stessi giovani. I ragazzi che si sono appena cresimati non spariranno come accade sempre. Perché c’è un parroco che li segue e perché ho creato un rapporto di collaborazione con i genitori. Insieme hanno partecipato alle gite che abbiamo fatto ad Assisi, a Roma. Momenti di divertimento e di catechismo, di socialità e preghiera. Esperienze che li hanno aiutati a capire che la Chiesa non è solo catechismo. La forza è nello stare insieme, noi con loro».

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Stop alla Chiesa triste. Don Alessandro è un sacerdote allegro. E ha una idea della Chiesa gioiosa. Da qui la musica, le canzoni, il sorriso. «C’è chi ha scambiato il video in cui canto l’esercito del Cristo per egocentrismo – sottolinea –. Ho ricevuto tanti complimenti ma anche tante critiche. Anche dai miei confratelli. C’è una Chiesa triste, bacchettona e moralista che non aiuta ad avvicinare i giovani a Gesù. Sia chiaro. Io sono severo, ma non bacchettone. Non impongo solo regole. Ascolto, cerco di capire. Il sacerdote è l’uomo delle relazioni per eccellenza e deve sapersi relazionare con tutti. Bambini, ragazzi, adolescenti. Fare un ballo e cantare una canzone con Cristo al centro, in cui diciamo siamo i soldati di Cristo è una cosa meravigliosa. Re Davide ha ballato lodando Dio. In Africa si prega ballando. Diciamo la verità, la Chiesa è noiosa. Cantare Gesù con le canzoni dei giovani, con la loro musica è un modo per avvicinarli alla Chiesa. E questa è la nostra missione».


 

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