La Nuova Sardegna

Un passo avanti per l'isola, svolta da costruire

Francesco Pinna
Un passo avanti per l'isola, svolta da costruire

C'è una Sardegna in movimento che tenta di aggrapparsi alla speranza.  I dati forniti dall'Istat sono incoraggianti

09 dicembre 2017
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Eppur si muove. C’è una Sardegna in movimento che tenta di aggrapparsi ai rami della speranza. Quelli forniti dall’Istat sono numeri incoraggianti: più 1,3 di prodotto interno lordo, più 18 mila posti di lavoro, meno 1,3 nel tasso di disoccupazione ancora molto alto. Dati positivi con i quali apriamo il giornale per raccontare che c’è vita nella terra dei nuraghi, che c’è voglia di alzare la testa, di battersi. Dati incoraggianti che però non cancellano i numeri drammatici di un’economia in affanno. Sono movimenti anche quelli dei minatori di Olmedo che scendono nel nero dei pozzi per ricordare al mondo la loro disperazione o quelli degli operai di Sassari che urlano dal tetto del Duomo le loro difficoltà, o quelli dei pastori che gridano le contraddizioni di un settore troppo esposto ai saliscendi della globalizzazione.

E allora va bene gonfiare il petto, trovare stimoli per continuare un percorso, va bene trarre energia per insistere nella ricerca delle soluzioni, ma, ne tenga conto il presidente Pigliaru, i dati dell’Istat sono solo una base di partenza, un punto da cui costruire un nuovo scatto. La Sardegna delle cattedrali del deserto, la Sardegna di una industrializzazione fallita, sta lasciando il posto ad una Sardegna diversa. Il futuro è nell’uso corretto di un patrimonio di risorse inestimabile, di una zootecnia e di un’agricoltura che favoriscono eccellenze alimentari, di un turismo che ha la possibilità di moltiplicare i suoi numeri se accompagnato da una rigorosa difesa di un ambiente ineguagliabile e alla realizzazione di infrastrutture efficienti. Il futuro è nella valorizzazione di una cultura millenaria rimasta nascosta per troppo tempo.

Concetti e parole che rimbalzano spesso nei convegni, nei discorsi della politica in crisi di fiducia, nei programmi sulla carta. La Regione allora cambi passo, acceleri nell’individuazione delle priorità. Lo scandalo della Sassari-Olbia, il disastro delle strade sarde, la limitata efficienza degli aeroporti e dei porti sono lì a ricordare a tutti che sul piano delle infrastrutture, sui trasporti siamo ancora all'anno zero.

C'è ancora troppo poco nelle politiche del lavoro con le tante vertenze aperte, sono ancora drammatici i dati della cassa integrazione eredità dello sgretolarsi di una struttura industriale. C'è ancora troppo poco nella capacità di snellire le procedure per chi ha idee e voglia di fare, nel dare sostegno alla formazione e alla ricerca nonostante nell'isola spuntino fiori di competenza e fantasia.C'è ancora molto da fare. E gli incoraggianti dati Istat possono servire a rafforzare un entusiasmo necessario ad affrontare i tanti nodi irrisolti. La politica non sottovaluti l'appello del nuovo vescovo di Sassari, l'accorata richiesta di un patto contro la crisi, che metta a confronto e obblighi al dialogo i protagonisti del mondo del lavoro.

L'abbraccio dell'operaio con monsignor Saba nella vicenda dei lavoratori di Sassari che intravvedono uno spiraglio alla loro crisi, è un messaggio incoraggiante. Un soffio di vento positivo che aiuta ad affrontare il mare aperto.

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