La Nuova Sardegna

Servitù militari, la svolta Ok all’intesa Stato-Regione

di Umberto Aime
Servitù militari, la svolta Ok all’intesa Stato-Regione

L’accordo sarà firmato lunedì. Liberate alcune spiagge a Teulada e Capo Frasca Sì al rilancio della scuola Sottufficiali e stop esercitazioni da giugno a settembre 

13 dicembre 2017
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CAGLIARI. Lunedì l’intesa sulle servitù militari rivedute e corrette sarà firmata, a Roma, dal governatore Francesco Pigliaru e dalla ministra per la difesa Roberta Pinotti. L’annuncio è arrivato alla fine di un lungo e contrastato dibattito, in Consiglio regionale, sulla bozza che prevede la restituzione, entro o alla fine dell’estate 2018, di alcune spiagge occupate da sessant’anni dall’Esercito nel poligono di Teulada e a Capo Frasca. E ancora: la riapertura di altre a tempo nelle stesse basi militari, il rilancio della scuola sottufficiali di La Maddalena, la restituzione della caserma Ederle, a Cagliari. Poi la trasformazione, non sarà velocissima, dei poligoni in cui finora a sparare sono stati i carrarmati, presto dovranno lasciare il posto ai meno inquinati laser, i proiettili delle guerre tecnologiche. In più ed è forse questo l’aspetto più importante: i controlli sull’ambiente e la salute nei territori occupati – Arbus, Decimomannu, Villaputzu, Sant’Anna Arresi, perdasdefogu, Villagrande Strisali, Ulassai, Villasor e La Maddalena – «saranno eseguiti (finalmente) da osservatori indipendenti» e, allo stesso tempo, i Comuni non riceveranno più gli indennizzi, all’incirca 3 milioni per 12 mesi, una volta ogni cinque anni ma di anno in anno. Per finire, è confermato che da giugno a settembre qualunque tipo di esercitazione sarà bloccata. Nel presentare l’intesa, il governatore Francesco Pigliaru ha detto: «Abbiamo ottenuto un buon risultato e devo ammettere che sono stati tre anni difficili di trattative, Cominciate nel 2014, quando su mandato del Consiglio, la Sardegna non firmò il rinnovo dell’intesa con i militari. Era stata scritta da altri, volevano imporcela, abbiamo resistito e oggi possiamo dire di aver fatto fatto un passo in avanti decisivo. Con la certezza di credere anche in un domani dove la presenza dei poligoni sarà meno invasiva rispetto agli oltre 35mila ettari che abbiamo sulle spalle dal 1957».

Le due mozioni. Il Consiglio ha detto sì alla firma col via libera a due mozioni. Una presentata dal centrodestra, che prevede la trasformazione delle basi in laboratori di ricerca, e l’altra dalla maggioranza di centrosinistra in cui «uno degli obiettivi dev’essere il potenziamento dei test per l’aerospazio e il trasferimento del poligono di tiro dal lago Omodeo alle basi militari». Sono passate tutte e due, anche se nel gioco dei voti incrociati, alla fine, è stata quella del centrodestra ad aver incassato più sì.

Gli strappi. In maggioranza il Partito dei sardi, che aveva dichiarato irricevibile la bozza, «è troppo minimalista e non possiamo più essere considerati una colonia da Roma», le parole del capogruppo Gianfranco Congiu, è uscito dall’aula. Anche se il suo quinto consigliere, Alessandro Unali, è rimasto al suo posto senza però votare. Nella minoranza a non votare nessuna delle due mozioni sono stati i tre del Psd’Az, Christian Solinas, «non c’è nulla di nuovo e se fra due anni l’Esercito non passerà dalle parole ai fatti, rischieremo un’occupazione persino peggiore», Angelo Carta, che ha denunciato «è un altro smacco per la Sardegna», e Gaetano Ledda. A votare no sono stati anche Antonello Peru di Forza Italia, «è un’intesa al ribasso che non cancella i giochi di guerra», Emilio Usula, Rossomori, e Paolo Dessì del gruppo Misto: «Ci restituiscono fazzoletti di terra e si tengono il grosso».

Gli strappi a metà. Non è stato facile votare sì, come poi faranno, per gli antimiltaristi Paolo Zedda e Luca Pizzuto di Mdp. «Noi siamo per una Sardegna isola della pace, ci rendiamo conto che l’accordo poteva essere migliore, ma di per sé è buono. Finalmente s’è mosso qualcosa, dopo troppo anni di silenzi e arroganza da parte delle Forze armate». C’è poi il problema delle bonifiche: ci saranno, ma non si sa bene quando, e comunque a pagarle dovranno essere le Forze armate. Su questo punto decisivo tutti i consiglieri hanno sollecitato la Regione a «pretendere il massimo delle garanzie dal governo e a far chiarezza sulle zone grigie che ancora ci sono».

I favorevoli. Seppure fra tante sfumature e molti battibecchi, una maggioranza trascersale ha detto sì all’accordo. C’è chi come Pierfranco Zanchetta, Upc, ha sottolineato la «riapertura a pieno regime della caserma Bastianini a La Maddalena e i maggiori controlli nel deposito di Guardia del Moro», oppure Marco Tedde, Forza Italia, pronto nel rilanciare: «Smettiamola di demonizzare i militari, sono una risorsa». Per Gigi Rubiu, Udc, «l’Esercito ora deve confermare che investirà sulla base di Teulada». C’è chi ha parlato di accordo storico, Stefano Tunis, Forza Italia, l’ha retrocesso ad «accordo e basta», frase ripresa dal capogruppo Pietro Pittalis. Con la replica i di Pietro Cocco, portavoce del Pd: «Noi almeno siamo riusciti a far fare un passo indietro ai militari. Voi no».



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