La Nuova Sardegna

La rabbia degli apicoltori niente aiuti dopo la siccità

di Antonello Palmas
La rabbia degli apicoltori niente aiuti dopo la siccità

Gli iscritti all’associazione di categoria Apiaresos sotto il Consiglio regionale Il presidente Schirra: «Anche noi danneggiati, calo produttivo del 60 per cento» 

14 dicembre 2017
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CAGLIARI. Anche le api, o meglio coloro che le allevano, nel loro piccolo si arrabbiano. Specie dopo una stagione del miele tanto deficitaria, per la quale si parla di un calo di produzione del 60 per cento a causa della siccità. Ieri mattina un’ottantina di apicoltori dell’associazione sarda di categoria Apiaresos, hanno inscenato una manifestazione sotto il palazzo del Consiglio regionale e una loro delegazione ha incontrato i capigruppo e il presidente dell’assemblea per sollecitare la soluzione di alcuni problemi di particolare importanza per lo sviluppo e la crescita del settore.

Gli apicoltori hanno sfilato partendo da piazza Matteotti. e percorrendo i portici di via Roma sino al palazzo del Consiglio regionale, vestiti con le loro caratteristiche tute gialle o bianche, con tanto di maschere, guanti e affumicatori sbuffanti, uno degli attrezzi di un mestiere... dolce ma molto duro, soprattutto in stagioni così ostiche. Quindi hanno incontrato il presidente della commissione attività produttive Luigi Lotto e i consiglieri regionali Piero Comandini (Pd, relatore della legge sull’apicoltura), Daniele Cocco (Art.1-Mdp), Domenico Gallus (Psd’Az-La Base), Luigi Crisponi (Riformatori) e Antonello Peru (FI): «Abbiamo illustrato un pacchetto di quattro proposte – spiega il presidente di Apiaresos, Nino Schirra –, su tre delle quali i consiglieri si sono detti possibilisti. La prima riguarda l’attuazione della legge regionale 19/2015 sull’apicoltura, 500 mila euro di fondi strutturali non sono spendibili di fatto perché mancano le comunicazioni alla Ue che eviiano di farli finire nel novero degli aiuti di Stato. Tra l’altro prevede che l’assessorato all’agricoltura fornisca i criteri per il riconoscimento delle associazioni di categoria, con cui si interloquisce solo di fatto».

Il secondo punto riguarda «lo sblocco di alcune misure del Psr, che da anni vede i bandi non aggiornati e quindi la mancata spendita dei fondi europei a favore del settore» dice Schirra. A questo proposito gli apicoltori hanno chiesto la ridefinizione della cosiddette “produzioni standard”: «Di fatto - spiega Schirra– per accedere ai contributi Ue si considera un reddito di 44 euro per alveare, che però non sono sufficienti e chiediamo che vengano portate a 88 euro come ha fatto la Campania». La terza questione riguarda la riduzione nel futuro piano paesaggistico della superficie edificabile a favore delle imprese apistiche da cinque ettari a uno.

Il presidente del consiglio Gianfranco Ganau ha assicurato l’impegno di tutti i gruppi per recepire le istanze. «Esistono le condizioni – ha detto – per intervenire in tempi molto brevi sia sulla legge 19/2015 che all’interno della finanziaria, nel quadro degli stanziamenti già previsti per il comparto agricolo; su quest’ultimo aspetto una prima verifica potrà essere fatta venerdì nell’incontro con l’assessore Caria». Per quanto riguarda invece la modifica del Ppr, ha concluso Ganau, «dovrà essere necessariamente inserita all’interno della nuova legge urbanistica».

Difficoltà solo sull’ultimo punto: la richiesta di riconoscimento di provvidenze per i danni causati dalla siccità, come per l’ovicaprino. «Il presidente dei commissione Lotto – spiega Schirra – ha detto che si sta discutendo di adottare criteri difersi per gli aiuti in caso di calamità, in modo da non coinvolgere solo singoli settori, fare ulteriori distinzioni ora sarebbe improponibile».

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