La Nuova Sardegna

Omicidio di Orani, quattro indagati

di Valeria Gianoglio
Omicidio di Orani, quattro indagati

Svolta nel caso Carboni: due sono amici che vide il giorno in cui fu assassinato

15 dicembre 2017
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NUORO. Quattro persone iscritte nel registro degli indagati, altrettante perquisizioni in alcuni appartamenti di Orani, diversi computer e telefonini sequestrati dai carabinieri: sembrava che fosse destinata a entrare nel novero delle indagini giunte a un binario morto, nonostante tante fatiche investigative, l’inchiesta nata dall’omicidio dell’operaio forestale di Orani, Luca Carboni, commesso alla periferia del paese lo scorso 19 settembre, e invece, nelle ultime settimane ha registrato una svolta inattesa. E in paese in tanti se ne sono accorti. Nelle ultime settimane, infatti, la Procura di Nuoro ha iscritto nel registro degli indagati quattro oranesi, due dei quali sono amici con i quali Luca Carboni ha trascorso una parte della sua ultima giornata, lo scorso 19 settembre. Gli altri due, invece, sono due conoscenti e compaesani di Carboni. Le case dei quattro indagati sono state perquisite alcune notti fa quando i carabinieri si sono presentati alle loro porte, si sono fatti aprire e hanno mostrato subito l’atto con il quale la Procura di Nuoro aveva iscritto il loro nome nel registro degli indagati e aveva dato il via libera per eseguire le perquisizioni domiciliari.

Dai controlli accurati all’interno delle quattro case, stando ad alcune indiscrezioni, non è emerso nulla di particolare, né tantomeno la presenza di armi illegali o detenute in modo illecito. Ma i carabinieri, su disposizione della Procura di Nuoro, hanno comunque sequestrato alcuni computer e diversi telefonini cellulari. Già dai primi giorni di indagine, infatti, erano sorti alcuni sospetti attorno alle modalità dell’omicidio e diversi, tra gli inquirenti, avevano ipotizzato che qualcuno avesse potuto avvisare il killer di Carboni attraverso una telefonata. Secondo una ipotesi investigativa, insomma, Luca Carboni, lo scorso 19 settembre era stato pedinato per tutta la giornata. Seguito, passo per passo, nei suoi spostamenti. Fino ai momenti finali in pizzeria. Qualcuno, insomma, lungo tutti quei passaggi potrebbe avere seguito con molta discrezione l’operaio forestale, e potrebbe anche avere avvisato il killer quando era il momento giusto di entrare in azione.

Carboni era stato ucciso intorno alle 21 del 19 settembre: stava uscendo da una pizzeria alla periferia di Orani, vicino alla torre pisana e non lontano dal cimitero. Aveva appena salutato alcuni amici con i quali aveva discusso anche delle ormai prossime “Cortes apertas” in paese, quando qualcuno, arrivato alle sue spalle, gli aveva indirizzato un solo colpo di fucile, calibro 12, caricato a pallettoni. Un colpo esploso da pochi metri di distanza che lo aveva centrato tra la nuca e la spalla, e nello stesso istante gli aveva spezzato per sempre la vita. Chi e perché avesse deciso di ucciderlo per gli stessi investigatori è stato un vero rompicapo fin dall’inizio. Luca Carboni, infatti, aveva alle spalle un passato piuttosto tormentato ed era stato in diverse occasioni al centro di inchieste e processi. Nei suoi “precedenti” penali, figuravano anche una pena patteggiata di 5 anni di reclusione per 27 capi di imputazione: dalla droga alla detenzione di armi. E tra tanti guai giudiziari dove il nome di Carboni era comparso, c’era anche quella che lo inquadrava come componente importante del gruppo criminale accusato di gestire un traffico di droga tra la Sardegna e la Penisola. Un gruppo che secondo gli inquirenti stava progettando il furto della salma di Enzo Ferrari.



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