La Nuova Sardegna

Imu e Tasi salate per le imprese sarde: in media 10mila euro

di Alessandro Pirina
Imu e Tasi salate per le imprese sarde: in media 10mila euro

Sassari è la provincia più tartassata: le aziende versano mille euro più di Oristano. Per le attività commerciali della Sardegna sarà una stangata da oltre 183 milioni

16 dicembre 2017
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SASSARI. Imu e Tasi frenano la ripresa. Ogni impresa sarda deve sborsare quasi 10mila euro all’anno per le imposte locali sugli immobili produttivi. Un salasso che nel suo complesso supera i 183 milioni di euro, che le imprese dovranno versare entro lunedì. La quota maggiore riguarda le tasse delle attività commerciali, concentrate nelle province di Cagliari e, in misura minore, di Sassari, che però è la più cara dell’isola. Su base nazionale il peso di Imu e Tasi per gli immobili destinati alle attività produttive arriva a 8 miliardi e 802 milioni di euro. I numeri emergono da una ricerca realizzata dall’Osservatorio per le micro e piccole imprese, su dati Agenzia delle entrate e Istat. Il 26,9 per cento del totale di Imu e Tasi verrà corrisposta da negozi e botteghe, il 16,6 dalle imprese con fabbricati per attività commerciali, il 15,1 dagli opifici, il 14,8 dagli alberghi e dalle strutture ricettive, il 12,6 dalle attività industriali mentre il resto verrà suddiviso tra uffici e laboratori.

Cagliari leader. A fare la parte del leone, come era facile prevedere, è il sud dell’isola, la vecchia provincia di Cagliari, dove la stangata per le imprese supera i 93 milioni di euro. A seguire c’è Sassari, che tocca quota 59 milioni, e Nuoro, che si ferma a 21,7. La provincia fanalino di coda è Oristano, con poco meno di 10 milioni di imposte da versare.

Sassari la più cara. La graduatoria cambia quando si fa riferimento alla tassazione. La media regionale è di 9.467 euro di imposte per ogni impresa, che però a Sassari diventano 9.768. Ogni impresa del nordovest dell’isola spende 301 euro in più di Imu e Tasi. La meno cara è invece Oristano, con 8.776 euro per ogni attività commerciale, quasi mille euro in meno di Sassari. Nel mezzo le altre province: Cagliari con 9.646, il Sulcis Iglesiente con 9.404, Olbia Tempio con 9.399, il Medio Campidano con 9.373, Nuoro con 9.177 e l’Ogliastra con 8.857.

Preoccupazione. «È una situazione che tantissime imprese non riescono più a reggere – afferma il presidente di Confartigianato Sardegna, Antonio Matzutzi – proprio per questo, a livello nazionale, anche quest’anno abbiamo battagliato per ottenere l’esclusione dal pagamento dell’Imu, degli immobili nei quali si produce economia e posti di lavoro reali. Abbiamo richiesto l’azzeramento dell’Irap perché è incredibile che si paghino delle tasse sulla base di quanto lavoro si crea e sarebbe necessario pagare le tasse solo sulle fatture effettivamente incassate e non per il solo fatto di aver emesso la fattura».

Vittoria su imbullonati. L’unica buona notizia arriva dalla legge di bilancio che esclude dall’ambito della valutazione catastale «macchinari, congegni, attrezzature e altri impianti, funzionali allo specifico processo produttivo» con una riduzione del 7,2 del prelievo sulle imprese del manifatturiero. «Il carico fiscale – afferma Matzutzi – da quest’anno sarà più leggero grazie all’azione che Confartigianato ha svolto a livello parlamentare sui cosiddetti imbullonati. Ora la nostra associazione, anche livello nazionale continuerà a chiedere una riforma che riduca la pressione fiscale che grava sulle piccole imprese».



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