La Nuova Sardegna

Allarme spopolamento in Sardegna, ogni anno 5mila residenti in meno

di Claudio Zoccheddu
Allarme spopolamento in Sardegna, ogni anno 5mila residenti in meno

L’indagine demografica delle Acli descrive un fenomeno che pare inarrestabile. Aumentano gli immigrati ma non bastano a compensare il crollo delle nascite

28 dicembre 2017
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MONTELEONE ROCCA DORIA. I sardi sono sempre meno. Ogni anno l’isola perde 5mila abitanti e la tendenza registrata nell’ultimo decennio si mantiene stabile nella sua progressione. Ovvero, più passa il tempo più la Sardegna si radica nel deserto dello spopolamento. Il numero dei decessi supera quello delle nascite e anche se il computo degli emigrati è inferiore a quello degli immigrati, che vale appena il 3,05 per cento della popolazione residente, non basta a compensare le perdite demografiche. Uno scenario, quello fotografato dell’indagine statistica condotta dai ricercatori delle Acli della Sardegna presentata ieri a Monteleone Rocca Doria, che disegna un gigantesco punto interrogativo sul futuro della Sardegna. Perché se non si dovesse trovare il modo di invertire la tendenza, presto la nuova demografia sarda diventerà insostenibile dal punto di vista economico a causa dell’invecchiamento progressivo della popolazione che aumenterà i costi della spesa sanitaria – già altissimi – e di quella sociale.

L’indagine delle Acli. I ricercatori hanno incrociato i dati dell’Istat con quelli registrati dal Comitato Regionale Emigrazione Immigrazione. I risultati sono desolanti: in Sardegna risiedono 1.653.135 persone su una superficie appena superiore ai 24mila chilometri quadrati. In un anno, il 2016, l’isola ha perso 5003 abitanti, tra saldo naturale (rapporto tra nascite e decessi) e saldo migratorio (rapporto tra emigrati e immigrati): «L’unico segno positivo arriva dalla provincia di Olbia Tempio – spiega Stefano Deriu – ma il saldo naturale è negativo ovunque. Solo Olbia compensa con gli immigrati e riesce a crescere». In tutte le altre città, la parabola è discendente: Sassari “guadagna” 405 nuovi residenti stranieri ma perde 1392 abitanti nel rapporto tra nascite e decessi. In provincia di Nuoro, invece, è negativo anche il saldo migratorio (-250) oltre a quello naturale (-732). Oristano, invece, ha un saldo naturale più basso (-897) e un saldo migratorio appena positivo (+25). Olbia è l’unico territorio, anche se in questo caso si dovrebbe limitare l’orizzonte alla sola città, in cui il saldo naturale (-143) viene ampiamente compensato da quello migratorio (+447).

La politica. L’unica soluzione per evitare che la Sardegna imploda sotto il peso del suo Welfare è anche quella che di questi tempi sembra la più impopolare, perlomeno quando parla la pancia dell’isola. Per “ripopolare” non si può fare a meno del contributo degli immigrati. «In Sardegna registriamo 11mila nascite a fronte di 16mila decessi – spiega il senatore Silvio Lai (Pd)–. Se questi numeri non dovessero essere compensati, nel giro di 10 anni la spesa sanitaria salirebbe da 3,3 miliari a 4,3. Il calo demografico non è prerogativa sarda ma nelle altre zone d’Italia, soprattutto al nord, viene compensato dagli immigrati. Anche noi dobbiamo comprendere che non ci sono alternative concrete allo sviluppo delle politiche di accoglienza che favoriscano l’immigrazione di famiglie con bimbi al seguito». Le piccole comunità. Le azioni di contrasto allo spopolamento sono il pane quotidiano delle amministrazioni che gestiscono i piccoli comuni. Si passa dagli sgravi fiscali di Sadali alla vendita delle case di Ollolai al prezzo simbolico di un euro. Ma c’è anche chi, come nel caso di Monteleone Rocca Doria, cerca l’originalità ed al lavoro da tempo per trasformare il piccolo borgo in un incantevole palestra a cielo aperto in cui praticare l’arrampicata sportiva e la mountain bike.

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