La Nuova Sardegna

Donne vittime di violenza: un reddito per essere libere

di Silvia Sanna
Donne vittime di violenza: un reddito per essere libere

Il provvedimento inserito nella Finanziaria prevede un sostegno economico Pronta la proposta di legge di Zedda, Fi: lavoro e assistenza per chi denuncia

28 dicembre 2017
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SASSARI. Essere libere significa chiudersi una porta alle spalle e camminare da sole. Vuol dire non dipendere più dagli altri, sollevare la testa e decidere autonomamente, per il proprio bene e per quello dei figli. Per questo è stato chiamato “Reddito di libertà”: è un sostegno economico per le donne vittime di violenza, fisica o psicologica. È una stampella, una mano tesa per un nuovo inizio. Ma è anche un incoraggiamento rivolto alle donne – tante – che per vergogna o per paura non denunciano: il reddito di libertà è un paracadute che ammorbidisce l’atterraggio. Il provvedimento porta le firme della consigliera regionale di Forza Italia Alessandra Zedda e del collega del Pd Franco Sabatini, presidente della III commissione Bilancio: a sostenere l’iniziativa pensata per le donne sono state le altre donne del Consiglio – Anna Maria Busia, Daniela Forma e Rossella Pinna – e tutti i componenti della commissione consiliare. Il reddito di libertà è un emendamento della legge finanziaria regionale che sarà approvata dal Consiglio martedì 9 gennaio. «È uno strumento innovativo, il primo del genere a livello nazionale, perché prevede un sostegno economico per le donne vittime di violenza: 300mila euro la dotazione finanziaria prevista per il 2018, ma l’obiettivo è aumentare l’importo», dice la Zedda. Il reddito di libertà è in realtà solo il primo tassello di un progetto più ampio contenuto nella proposta di legge dell’esponente di Forza Italia. Obiettivo: creare un sistema integrato di sostegno - economico e psicologico - per chi subisce violenza. Un pacchetto completo per fare capire alle donne che una vita migliore è possibile.

L’emendamento. Il reddito di libertà è un patto siglato tra la Regione e la donna che subisce violenza e decide di denunciare. Intermediario è il Comune di residenza, che assegna le risorse sulle base delle differenti situazioni. «L’obiettivo – spiega Alessandra Zedda – è aiutare le donne ad avere l’indipendenza economica indispensabile per allontanarsi da chi fa loro del male. L’autosufficienza è essenziale per andare via di casa e provvedere a se stesse e ai figli. Purtroppo molte donne non denunciano le violenze per paura delle conseguenze – sottolinea la consigliera azzurra – il reddito di libertà è un incoraggiamento a volersi bene».

Verso la legge. È chiaro che per voltare pagina il sostegno economico è importante, spesso essenziale, ma è soltanto il primo passo. Per questo il reddito di libertà sarà inserito all’interno di un discorso complessivo: una legge per le donne, per sostenerle da ogni punto di vista non appena decidono di allontanarsi da mariti, compagni, fidanzati ed ex, ma anche padri, fratelli o zii violenti. La proposta di legge sarà presentata tra oggi e domani da Alessandra Zedda, la speranza è approvarla in Consiglio subito dopo la Finanziaria. «È una proposta integrata che prevede varie misure a favore delle donne. Dal sostegno economico per pagare l’affitto se la vittima di violenza non ha risorse proprie, alla priorità nell’assegnazione di un alloggio popolare. L’importo da erogare sarà stabilito sulla base di vari parametri, su tutti la presenza o meno di figli minorenni. Ma c’è dell’altro: le donne che denunciano grazie a questa legge avranno assistenza legale gratuita e potranno godere di supporto psicologico con assistenti a domicilio». La legge pensa anche a chi le violenze le subisce sul luogo di lavoro: «Tante vengono licenziate dopo che denunciano, altre si dimettono perché hanno paura, altre ancora continuano a subire perché hanno paura del dopo. A queste donne – conclude Alessandra Zedda – bisogna tendere una mano offrendo un nuovo lavoro, una nuova opportunità». Il diritto a ricominciare, da donne libere.

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