La Nuova Sardegna

Pos, rivoluzione silenziosa che preoccupa le imprese

di Antonello Palmas
Pos, rivoluzione silenziosa che preoccupa le imprese

Dal primo gennaio ci sarà l’obbligo di mettere a disposizione l’apparecchio Antonio Matzutzi, Confartigianato: «Sarà un vantaggio solo per i consumatori» 

30 dicembre 2017
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SASSARI. Se ne parla poco, eppure non è una novità di poco conto. Dal 1° gennaio, data di entrata in vigore della legge di bilancio 2018, per qualsiasi transazione commerciale, artigiani, liberi professionisti, imprese ed esercenti del commercio avranno l’obbligo di accettare pagamenti tramite bancomat e devono quindi avere a disposizione un Pos. Una piccola rivoluzione che fa discutere, viste le possibili implicazioni sul piano dei costi, ma della quale anche parecchi degli interessati non conoscono nemmeno l’esistenza.

Eppure riguarda tanti, come rileva l’Osservatorio di Confartigianato Sardegna per le piccole medie imprese, basandosi su dati della Banca d’Italia. In Sardegna alla fine del 2016 c’erano 53.418 Pos, lettori di moneta elettronica, attivi presso imprese, professionisti ed esercenti di commercio. Di questi, 19.413 Pos erano a Cagliari, cresciuta di 3.370 “lettori” in 3 anni. Seguono Sassari con 12.753 (+3.207), Nuoro con 5.494 (+1.968) e Oristano con 3.588 (+835). Le “macchinette” in 6 anni sono cresciute di 41.486 unità. Il trend è aumentato dopo l’approvazione della legge che introduceva l’obbligo, la numero 221/2012 entrata in vigore il 30 giugno 2014. L’obiettivo? Diffondere ulteriormente l’utilizzo della moneta elettronica, per motivi fiscali e di sicurezza, d’altronde cresciuto notevolmente da allora. Si calcola che nello stesso triennio sia salito del 49,8% il numero delle transazioni con carta di debito tramite Pos a livelo nazionale.

Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, ammette che si tratta di «un vantaggio per i consumatori», ma teme che l’operazione di risolva in un danno per artigiani e commercianti, «che dovranno sostenere i costi di gestione del Pos, non indifferenti se si tiene conto che in molti casi ad essere coinvolte sono piccole e medie imprese con fatturati annui contenuti».

In dieci anni i Pos si sono quasi moltiplicati: nel 2006 in Italia erano 1.132.129, nel 2016 sono diventati 2.093.959. Una buona notizia viene dal decreto legislativo del Consiglio dei ministri, che dispone un tetto alle commissioni interbancarie: dello 0,2% per i pagamenti tramite bancomat e prepagata, dello 0,3% per le carte di credito. Un’altra è relativa all’abbassamento da 150 euro a 50 euro della franchigia massima a carico degli utenti nel caso di pagamenti non autorizzati.

«Non siamo mai stati contrari ad accettare i pagamenti elettronici e a combattere il nero – sottolinea Matzutzi – ma il problema principale restano le commissioni bancarie. Per alcuni settori i ricarichi sono talmente bassi che l'incidenza di uno o due punti percentuali sul transato significa rinunciare al profitto. Non vogliamo che a subire siano sempre imprese e consumatori. Già 2 anni fa la legge di stabilità stabilì che sarebbero stati fissati i tetti delle commissioni da applicare ai pagamenti elettronici, commisurandoli ai servizi effettivamente erogati. Nulla ci pare sia stato fatto».

L’associazione artigiana sottolinea come esistano anche alcuni sistemi che consentono di avere il Pos a costo quasi zero come quelli per i quali non ci si appoggia ad una banca per il servizio, ma si opera grazie all'utilizzo degli smartphone. E annuncia: «Tuteleremo imprese e consumatori contro ulteriori aggravi di spesa, vigilando sulla corretta applicazione del provvedimento e sulle commissioni bancarie, e denunciando ogni situazione anomala o poco chiara».



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