La Nuova Sardegna

Sfida la tempesta per salvare un delfino spiaggiato dalle onde

di Claudio Zoccheddu
Sfida la tempesta per salvare un delfino spiaggiato dalle onde

Il mammifero è finito in riva spinto dal mare forza 9 Per riportarlo al largo è servita più di un’ora di lavoro 

30 dicembre 2017
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ISOLA ROSSA. Quando ha visto quello che stava succedendo non ci ha pensato un attimo. Si è buttato in acqua per salvare un delfino, nonostante il mare forza 9, nonostante il freddo pungente, nonostante davanti alla spiaggia lunga dell’Isola Rossa fosse in corso la convention dei cento buoni motivi per stare lontano dal mare. Il primo tentativo non è bastato per restituire al mare il delfino ma Roberto Ugnutu non si è perso d’animo e, dopo aver indossato la muta, ci ha riprovato ed è andato a segno. La perseveranza dell’esperto istruttore subacqueo ha salvato la vita al delfino che, in qualche modo, è riuscito a riprendere il largo dopo essere stato letteralmente trascinato dal sub fin dentro il mare in tempesta. Una scena impressionante, sia per la furia degli elementi sia per la forza d’animo di Roberto Ugnutu che non si è arreso nemmeno quando è sparito tra le onde dopo aver perso l’equilibrio per colpa della risacca.

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Il racconto. Probabilmente l’eroe dell’Isola Rossa non avrebbe mai creduto di finire in acqua durante una di quelle giornate in cui il mare fa paura anche solo a guardarlo. Prevedere il futuro, però, non è una dote “di serie” nel Dna umano e Roberto Ugnutu se ne è accorto sulla sua pelle: «Un amico mi ha detto di aver trovato un delfino morto sulla spiaggia. Sono un amante degli animali e sono subito andato a dare un’occhiata». Quando l’istruttore subacqueo è arrivato davanti a quella che poteva sembrare una carcassa è stato costretto a smentire chi aveva dato l’allarme: «Ho notato subito che il delfino, una stenella lunga circa un metro e venti, non era affatto morto. Aveva qualche problema, perdeva sangue dal muso ma era ancora vivo. Certo, in quelle condizioni non sarebbe sopravvissuto ancora a lungo». E allora Roberto, in jeans e con ai piedi una paio di scarpe da ginnastica, non ci ha pensato nemmeno un istante: «L’ho perso per la coda e ho provato spingerlo verso il mare, nella speranza che potesse riprendere il largo. Le onde, però, continuavano a respingerlo». Per vincere la battaglia contro i cavalloni, e contro l’acqua gelata, serviva un rapido cambio d’abito. La ritirata è durata un attimo e Roberto Ugnutu si è ripresentato davanti al mare in tempesta con addosso la muta e i calzari: «Ho riprovato a spingere la stenella verso il largo. La tiravo dalla coda, l’unico punto in cui potevo avere un appiglio. Ho lottato per più di venti minuti senza ottenere alcun risultato. Le onde continuavano a sbatterci verso la riva e l’animale non riusciva a darmi una mano, forse per il colpo ricevuto sul muso». A questo punto chiunque si sarebbe arreso. Anche perché finire con l’acqua alla gola durante una burrasca non è certo una cosa piacevole. Ma Roberto, nonostante le grida che arrivavano dalla spiaggia, non si abbattuto e ha continuato a lottare contro gli elementi fino al punto in cui un “buco” nella corrente e una spinta poderosa del sub ha permesso al delfino di riguadagnare il largo: «Ma non è bastato. Le onde l’hanno spinto nuovamente verso la spiaggia, questa volta quella che si affaccia sul porticciolo della borgata: «Ma qui è stato meno difficoltoso – aggiunge ancora Roberto –. Sono riuscito a non farlo spiaggiare e a spingerlo verso l’imboccatura del porto, dove l’acqua era più calma. Una volta al sicuro, sono uscito dall’acqua ma non smesso di tenerlo d’occhio fino a quando non l’ho visto saltare, segno che si era rimesso. Quando sono tornato al porto, in serata, non l’ho più visto. Il mare era meno agitato e sicuramente aveva ripreso il largo».

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I consigli. Roberto Ugnutu ha corso un rischio enorme per salvare la stenella. Ma dietro il buon cuore c’è una persona che è in grado di dare del tu al mare: «Sono un istruttore subacqueo e un bagnino, ho una società che lavora con il mare, la “Nautica Isola Rossa” e mi occupo del mio stabilimento balneare, l’Isola Rossa Beach. Conosco il mare di questa zona, e questa spiaggia, come le mie tasche. Ma soprattutto conosco i miei limiti. Quello che ho fatto non è da ripetere, a maggior ragione se non si conosce l’area in cui si opera. Se ieri mi avessero chiesto un parere avrei sconsigliato a chiunque anche solo di avvicinarsi all’acqua. Le condizioni erano proibitive», conclude il sub. Meglio non provare a emulare le gesta di Roberto. Il mare non si commuove davanti all’inesperienza e raramente concede una seconda possibilità a chi sbaglia. A meno che non si tratti di una giovane stenella.

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