La Nuova Sardegna

Parco dell’Asinara da due anni in attesa: subito il presidente

di Gianni Bazzoni
Parco dell’Asinara da due anni in attesa: subito il presidente

Regione e Governo non trovano un accordo sul nome. L’area protetta ha festeggiato nel 2017 i suoi primi 20 anni  

31 dicembre 2017
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SASSARI. Serve subito un presidente per il Parco nazionale dell’Asinara. Da due anni la poltrona è libera perché politica e istituzioni non hanno trovato la sintesi per raggiungere l’intesa sul nome, così chi si aspettava almeno un regalo per i primi 20 anni dell’oasi protetta tra le più interessanti d’Europa è rimasto deluso. Domani comincia il 2018 e il Parco è come una Ferrari senza pilota, un traghetto di lusso senza comandante, si trascina un vuoto grave e pericoloso e nessuno ha finora spiegato seriamente l’assenza di quel presidente la cui nomina deve scaturire da un accordo tra Regione sarda e Governo nazionale. E dire che non sarebbe poi così difficile trovare nel territorio, non necessariamente con il certificato di nascita compilato a Porto Torres, una persona adeguata al delicato incarico. Potrebbe andare bene un tecnico, al di fuori dei giochi politici, qualificato ed esperto, che conosce bene la realtà dell’Asinara. Magari che abbia ricoperto incarichi in altri parchi, che sappia valutare appieno le potenzialità ambientali, turistiche e scientifiche di un’isola di 52 chilometri quadrati, dove si ritrovano Parco nazionale e Area marina protetta. Che abbia studiato e amato almeno un po’ l’Asinara senza necessariamente soffrire di “asinarite” come è capitato a quasi tutti quelli che ci sono capitati per lavoro o per altro. I boss della criminalità organizzata e i terroristi hanno odiato i luoghi che lo Stato aveva scelto come simbolo, come risposta dura. Ma i detenuti comuni, quelli che stavano all’aperto e lavoravano, hanno sempre rimpianto l’Asinara e quando il carcere ha chiuso i battenti avevano le lacrime agli occhi.

Il presidente non può essere un optional che arriva quando si può, il Parco nazionale è un territorio complesso, una comunità che ha bisogno di programmazione, di un governo capace di esprimere continuità e concretezza, di elaborare soluzioni utili a una realtà che - proprio a causa delle carenze, dei problemi cronici che si trascina da sempre - viaggia con il freno a mano tirato.

Il sistema idrico e quello della gestione dei rifiuti, i collegamenti marittimi (specie da Porto Torres, comune del quale l’Asinara fa parte) e i trasporti interni, ma anche le manutenzioni e la necessità di garantire vita tutto l’anno: sono questi i punti fondamentali sui quali si gioca il futuro del Parco. L’altro impegno grosso è quello di “svincolare” il borgo di Cala d’Oliva e renderlo vivibile tutti i giorni. Le “case bianche”, devono essere riaperte e occupate da residenti , da artigiani che insedino le proprie attività, da chiunque intenda stabilirsi sull’isola per dare vita a produzioni e attività in sintonia con lo sviluppo di un parco che ha necessità di recuperare il tempo perduto.

L’Asinara è un parco nato in maniera anomala, agganciato a quello del Gennargentu che poi è rimasto a metà. Due pezzi di Sardegna distanti come confini e anche sotto il profilo delle caratteristiche ambientali e dello sviluppo economico. Ma in quel momento era l’unico modo per lanciare il progetto-parco. L’Asinara è partita lentamente, ma ormai sono passati vent’anni dall’istituzione del Parco e non è pensabile che certi problemi non siano risolti. Le storie del carcere sono state inserite e integrate in altri parchi, come quello di Porto Conte, e le esperienze maturate in quegli ambienti forse possono tornare utili anche per l’Asinara. L’isola ha un fascino superiore a tutte le altre realtà, anche fuori dalla Sardegna. Servono scelte rapide e mirate. Senza sbagliare. E magari lo scheletro di una balena in più.



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