La Nuova Sardegna

Fluorsid, indagine quasi chiusa

di Mauro Lissia
Fluorsid, indagine quasi chiusa

Nuovi dati. A breve le notifiche del pm, gli indagati potrebbero aumentare

05 gennaio 2018
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CAGLIARI. Il numero di morti a causa di patologie tumorali nelle aree di Capoterra e Assemini supera la media regionale e nei due paesi a ridosso dell’agglomerato industriale di Macchiareddu si muore di cancro più che di malattie legate al sistema cardiovascolare. È il dato contenuto nella consulenza che il servizio igiene e sanità pubblica dell’Ats Sardegna-Assl di Cagliari ha consegnato al sostituto procuratore Marco Cocco, titolare dell’inchiesta giudiziaria con otto indagati per associazione a delinquere in inquinamento e disastro ambientale in cui è coinvolta direttamente l’attività della Fluorsid, l’azienda produttrice di derivati del fluoro cui fa capo il presidente del Cagliari calcio Tommaso Giulini. Il documento non dimostra alcuna correlazione fra le morti per cancro e l’attività della Fluorsid ma accende una luce sulla situazione generale di Macchiareddu, dove gli stabilimenti industriali sono ottanta e lo stato del territorio suscita da sempre preoccupazioni. La relazione tecnica elaborata dal direttore del servizio Giorgio Carlo Steri e dai suoi collaboratori rappresenta una parziale sorpresa, perché se il pesante inquinamento ambientale dell’area attorno allo stabilimento Fluorsid era noto e in buona parte visibile, i dati epidemiologici raccolti dall’Ats fra i residenti denunciano una situazione di rischio per la salute umana e animale nell’area industriale di Cagliari che non ha riscontri in Sardegna: nel documento all’esame del magistrato si fa riferimento a patologie tumorali soprattutto polmonari che colpiscono in maggior misura i maschi e provocano un numero di decessi da considerarsi anomalo. Se queste morti siano la conseguenza di veleni industriali inalati o ingeriti è un’ipotesi ancora da accertare.

Lo studio portato a termine dal servizio dell’Assl cagliaritana riguarda gli ultimi cinque anni e l’indagine condotta dal commissario Fabrizio Madeddu coi suoi uomini mette in relazione gli esiti attuali con quello di un altro studio compiuto dall’Asl di Cagliari sul decennio 2002-2012, allargato all’area industriale di Sarroch, di cui i risultati non sono mai stati resi pubblici. Emerge dall’indagine che anche in quell’occasione i tecnici dell’Asl avevano certificato una situazione di rischio sanitario vicina a quella di oggi, che la Procura si appresta a esaminare e a verificare non solo in funzione dell’inchiesta in corso.

A breve il pm Cocco notificherà l’avviso di chiusa indagine alle persone coinvolte nell’inchiesta Fluorsid, che potrebbero essere più delle otto finora chiamate in causa con diversi livelli di responsabilità. Una vicenda nata dalla segnalazione disperata di un allevatore che denunciava morti sospette tra il suo bestiame e che a partire dal 16 maggio scorso - il giorno in cui sette persone, tra cui alcuni dirigenti della Fluorsid, sono state arrestate - non ha fatto che riservare sorprese. Appena pochi giorni fa ha circolato l’esito della complessa perizia eseguita dalle ricercatrici Tiziana Pivetta e Silvia Porcedda - del Dipartimento di Scienze chimiche e Geologiche dell’Università di Cagliari - che sembra mettere un punto fermo sulla situazione ambientale di Macchiareddu e sulle sue origini. Scrivono le consulenti a conclusione di uno studio illustrato in 78 pagine: «E’ dimostrata la contaminazione delle matrici ambientali indagate, il metodo deduttivo e l’analisi statistica chemiometrica riconducono tale contaminazione ai cicli produttivi della Fluorsid Spa».

Nella relazione delle due consulenti risulta la conferma dello stato di inquinamento da metalli pesanti nella gran parte dell’area industriale e le perplessità per alcune presunte omissioni da parte dell’Arpas, l’agenzia regionale deputata a controllare l’ambiente.



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