La Nuova Sardegna

«I sacchetti bio aiutano l’ambiente e l’industria»

di Alessandro Pirina
«I sacchetti bio aiutano l’ambiente e l’industria»

L’assessora difende la norma: «Costi irrisori in cambio di un beneficio altissimo» Su Matrìca: presto la nuova intesa con Eni per finire gli investimenti a Porto Torres

05 gennaio 2018
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SASSARI. L’assessora si schiera dalla parte dei sacchetti biodegradabili. Maria Grazia Piras plaude alla legge che mette un freno all’uso della plastica. Per la titolare dell’Industria, fan di tutto ciò che è ecosostenibile, le polemiche e le proteste di questi ultimi giorni sulle biobuste a pagamento non hanno ragione di esistere. «In Italia sappiamo sempre distinguerci», si lascia scappare l’assessora, da quattro anni impegnata nel tentativo di dare un tocco di verde all’industria sarda. Una missione non impossibile, ma di certo non facile. Ne è la prova il progetto Matrìca di Porto Torres, che, nonostante gli accordi già sottoscritti, stenta a decollare. Un progetto di riconversione dello stabilimento petrolchimico che vede operare insieme l’Eni e la Novamont di Catia Bastioli, produttrice di sacchetti biodegradabili. Ovvero l’imprenditrice che nel tritacarne del web è diventata l’amica di Renzi.

Assessora Piras, partiamo dalla polemica sui sacchetti...

«Non si fa altro che parlare della necessità di una società più attenta all’ambiente e ora che il governo prende un provvedimento che pone un freno all’uso della plastica si solleva tutto questo polverone. Mi sembra davvero una polemica strumentale. Anche perché, facendo i calcoli, i sacchetti biodegradabili incideranno sulla spesa di ogni cittadino per circa 4 euro all’anno. Non mi sembra un costo così alto in favore di un altissimo beneficio per l’ambiente e per il sociale».

L’assessora all’Industria si batte per l’ambiente?

«Io lotto per mantenere l’industria in Sardegna, ma la voglio sempre più pulita. Io sostengo convintamente le industrie che già esistono, ma punto a una loro sostenibilità. E mi fa piacere che il governo italiano sia stato tra i primi in Europa a prendere provvedimenti proprio in questa direzione. Senza contare che una delle aziende che producono sacchetti biodegradabili si trova a Porto Torres. Un progetto che noi sosteniamo».

In questi anni lei ci ha avuto a che fare spesso con Catia Bastioli: cosa ha pensato quando ha letto le accuse che le sono state mosse?

«Una vergogna. Parliamo di una imprenditrice innovatrice che ha studiato un brevetto e lo ha realizzato. Quando leggo certe cose penso che forse dovremmo prendere esempio da altri Paesi. Ricordo pochi mesi fa la battaglia in Francia per Fincantieri, altrove le imprese nazionali vengono difese con i denti. Da noi no, e infatti negli anni l’Italia ha perso decine di aziende. Non credo che il governo italiano abbia preso questo provvedimento per favorire le imprese italiane, ma anche se fosse non mi scandalizzerei, perché vorrebbe dire che finalmente c’è un governo che difende l’industria italiana. Tutti i governi dovrebbero farlo, soprattutto quando si tratta di imprese all’avanguardia come in questo caso. Poi si può discutere della riciclabilità delle buste o di altri aspetti, ma l’importante è avere posto un freno all’utilizzo della plastica».

In una intervista alla Nuova il ministro Carlo Calenda ha confermato l’interesse di Eni per il progetto Matrìca.

«Da quando l’amministratore Claudio De Scalzi ha dichiarato apertamente il sostegno alla chimica verde c’è stata un’inversione di tendenza, si è accelerato il percorso. Ci siamo visti prima di Natale e ci rivedremo subito dopo l’Epifania: stiamo lavorando a una riscrittura del protocollo che dovrà portare al completamento dell’investimento. Per ora dei 500 milioni previsti ne sono stati investiti solo 240. Come ha detto Calenda, sono certa che troveremo la quadra».

C’è poi il capitolo bonifiche.

«Fanno parte di un impegno di Eni e non sono mai state messe in discussione. Purtroppo abbiamo a che fare con un problema di autorizzazioni che sta rallentando il tutto. Siamo in ritardo, ma confido che tutto verrà risolto entro i primi mesi del 2018. Il cambio di prospettiva di Eni sulla chimica verde fa ben sperare. Come Regione stiamo insistendo molto sulle bonifiche, perché in questo modo si può preservare il futuro della nostra isola insieme all’occupazione».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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