La Nuova Sardegna

La zona franca di Giave riceve una raffica di no

di Claudio Zoccheddu
La zona franca di Giave riceve una raffica di no

Arrivano le risposte alle delibere che avrebbero dovuto cancellare tasse e accise L’Agenzia delle entrate: «Impossibile». La Regione: «Fantasie pre-elettorali»

05 gennaio 2018
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GIAVE. La sindaca che vuole cancellare le tasse lamentava di non aver ottenuto risposte alle sue istanze, trasformate nelle prima zona franca al consumo della Sardegna. O, perlomeno, nell’idea di un’area in cui l’Iva e le accise sarebbero dovute sparire. E, in assenza di contraddittorio, si diceva pronta a continuare una battaglia basata in parte anche sul principio del “chi tace acconsente”. Le risposte, alla fine, sono arrivate e hanno un punto in comune: il capitolo delle lusinghe è rimasto in bianco.

L’agenzia delle entrate. I responsabili dell’agenzia che si occupa dei controlli fiscali hanno preferito non commentare. Probabilmente perché si erano già espressi con una comunicazione piuttosto chiara: «Non sono possibili operazioni escluse dal campo di applicazione dell’Iva, richiamando l’extraterritorialità dell’isola, per mancanza dei presupposti giuridici – avevano scritto – non risulta alcuna normativa nazionale o regionale che abbia dato attuazione all’articolo 12 dello Statuto regionale e all’articolo 3 del Decreto legislativo 75 del 1998. Inoltre, né la Sardegna né parti del suo territorio sono inclusi tra le zone che l’articolo 7 del Decreto del Presidente della Repubblica 633/72 dichiara “extraterritoriali”, ai fini dell’Iva, in conformità all’articolo 6 della direttiva 2006/112/CE che, in quanto norma comunitaria di rango superiore a quelle nazionali, non concede possibilità di deroga agli Stati membri.

La Regione. La replica ha la firma del vice presidente Raffaele Paci: «Sostenere che i cittadini possano chiedere il rimborso di Iva e accise sulla benzina è una falsità, un atto illegittimo. Non è pensabile che qualcuno all’improvviso decida autonomamente di eliminare le tasse stabilite a livello nazionale. Non può farlo la Regione e non possono farlo i Comuni. Il perché è semplice: si tratta di reati fiscali. Quindi l’iniziativa della sindaca di Giave è del tutto irrealizzabile e sta creando false speranze per i suoi cittadini. Diverso è il discorso sulla fiscalità di vantaggio così come quello sulle zone economiche speciali che abbiamo chiesto al governo di estendere anche alla Sardegna, riuscendoci. Queste sono le risposte serie e concrete da dare ai cittadini, non le illusioni demagogiche pre-elettorali».

Gli indipendentisti. «La fiscalità in Sardegna è ingiusta e sardi devono manovrarne le leve per creare una partecipazione fiscale più leggera e ben distribuita – spiga il segretario del Partito dei sardi, Franciscu Sedda – denunciare l’omogeneità del regime fiscale della Repubblica a fronte di investimenti infrastrutturali squilibrati fra Sardegna e Italia. Noi lo facciamo portando avanti l’iter di perimetrazione delle zone franche doganali della Sardegna, chiedendo la commissione per le zone economiche speciali e soprattutto costruendo l'Agenzia Sarda delle Entrate». È più scherzoso, vista la situazione, l’intervento di Pier Franco Devias, leader di Liberu: «Resta un bonus per i cani legati a salsiccia e per portare il mare a Nuoro, poi sarà necessario confrontarsi con proposte serie».

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