La Nuova Sardegna

C’è un poker di vini sardi tra i grandi di OperaWine

di Antonello Palmas
C’è un poker di vini sardi tra i grandi di OperaWine

Inseriti nella selezione della rivista Wine Spectator in vista del Vinitaly. Insieme al sennorese Rosso Romangia di Tenute Dettori tre bottiglie del Sulcis

07 gennaio 2018
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SASSARI. I fantastici quattro si confermano. Un poker di bottiglie sarde, le stesse dello scorso anno, sarà il prossimo 14 aprila a Veronafiere per “OperaWine”, sottotitolo “I più bei vini italiani: 100 grandi produttori con Vinitaly”. Saliti quest’anno a 107, sono quelli selezionati dalla rivista “Wine Spectator”: tra essi appunto troviamo Isola dei Nuraghi Barrua 2001 di Agricola Nuragica (Santadi), Isola dei Nuraghi Turriga 2008 di Argiolas (Serdiana), Carignano del Sulcis Superiore Terre Brune della Cantina sociale di Santadi (al secondo anno di fila) e Rosso Romangia 2004 di Tenute Dettori (Sennori).

OperaWine un evento di gala esclusivo organizzato per la vigilia dell’inizio di Vinitaly nel Palazzo della Gran Guardia di Verona, ideato per offrire agli operatori specializzati di tutto il mondo la possibilità di conoscere e degustare i vini dei 107 produttori italiani, eccellenza della produzione vinicola del Belpaese, selezionati dalla prestigiosa pubblicazione americana.

L’unica del nord Sardegna è Tenute Dettori, che ha i propri vigneti adagiati sulle colline sennoresi di Badde Nigulosu, con splendida vista sul Golfo dell’Asinara. «Siamo già da diversi anni tra i prescelti di Wine Spectator – dice Paolo Dettori – e abbiamo l’orgoglio di rappresentare la Sardegna insieme ad altre tre cantine prestigiose. Queste conferme sono molto importanti, può capitare a una cantina di riuscire a centrare l’ingresso per un anno. C’è riuscito anche Sting l’anno scorso (con il Sister Moon, il musicista inglese ha un’azienda in Toscana), fu una bella cosa, lui suonò anche due brani solo per gli invitati. Tutti lo abbiamo applaudito, ma quest’anno non c’è, ci dispiace. Perché il vino parla e la selezione è davvero severa»

Anche la concorrenza lo è, ma «se i sardi si mettono in testa di fare bene le cose si difendono molto bene» dice Paolo Dettori. Che spiega la filosofia che anima la sua produzione, nata con suo nonno, proseguita dal padre e poi da lui, che ora ha 65 anni e ha coinvolto il figlio Alessandro, 42enne. «Noi abbiamo solo Cannonau al 100 per cento, senza tagli, senza mix, con una vite ad alberello sardo tipico. Facciamo un Cannonau da 16-18 gradi, che non sono tanti come si può pensare, perché se il vino è biodinamico si regge quanto uno da 12,5 gradi, ma trattato col metabisolfito». Biodinamico – spiega Dettori – significa «più che biologico, vuol dire naturale al 100 per cento, senza diserbanti in vigna, ma solo concime naturale». Il Rosso Romangia nasce in un’area che sembra creata per il buon vino: «Sennori e Sorso sono la storia del vino, con un terreno di calcare bianco per Sennori e più sabbioso quando si scende verso Sorso; noi siamo a 300 metri di altezza esposti al maestrale che viene dal Golfo dell’Asinara, ideale per asciugare e consentirci di fare la biodinamica».

Nella storia di Tenute Dettori non mancano i premi: «Qualche anno fa vincemmo il “Tre bicchieri” di Gambero Rosso nello stesso anno con il Vermentino Dettori, il Tenores (Cannonau delle vigne di 80 anni), e il Rosso Romangia (Cannonau delle vigne di un secolo) vigna di 100. Poi non abbiamo più mandato campioni, ora ci interessa solo OperaWine, secondo me la selezione più importante al mondo. Ci siamo già 5 anni, vorremmo rimanerci per tanti altri ancora». Niente Doc, per i Dettori nonostante ciò che pensano quasi tutti non è garanzia assoluta di qualità. «Ci stava stretta, preferiamo la Igt (Identificazione geografica tipica), adottata da molti grandi vini». E le botti? «Niente legno, usiamo solo cemento e acciaio. La vasca deve essere neutra, il legno non deve interferire, si deve sentire solo l’uva. Sì - conclude Paolo – , siamo un po’ talebani».

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