La Nuova Sardegna

Galtellì, addio a Francesco Il padre: devo avere forza

di Giusy Ferreli
Galtellì, addio a Francesco Il padre: devo avere forza

Migliaia di persone hanno partecipato al funerale del figlio del sindaco Il vescovo: giovani, dovete imparare a confidarvi. E il parroco incoraggia Porcu

11 gennaio 2018
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INVIATA GALTELLÌ. «Ora serve il silenzio». Monsignor Mosè Marcia, vescovo di Nuoro e capo spirituale di una comunità squassata dal dolore preferisce il silenzio alle parole. L’omelia del rito funebre di Francesco Porcu, il 13enne di Galtellì scomparso tragicamente lunedì, inizia così: «Le parole non bastano a lenire la disperazione – come scritto nel nostro quotidiano locale – le parole non servono» esordisce il vescovo riferendosi ad un articolo della Nuova Sardegna. Il feretro arriva nella chiesa parrocchiale alle 16, accompagnato dalle due confraternite di Galtellì, della Santa Croce e delle Anime. Seguono un antico rituale che trasuda dolore. Assieme al parroco don Ruggero Bettarelli e a una decina di sacerdoti della Diocesi. Ci sono gli amici e i compagni di classe di Francesco. C’è chi ha in mano fasci di fiori bianchi, chi una singola, candida rosa. Varcano singhiozzando la soglia della chiesa medievale dedicata al Santissimo crocifisso, il cuore pulsante del paese della bassa Baronia. Entra il feretro sormontato da una corona di fiori bianchi, da un pupazzetto rosa e dalla foto della classe frequentata da Francesco. La madre Giuseppina, sorretta dal padre, il sindaco del paese Giovanni Santo, e la figlia maggiore. E tanta, tantissima gente. Migliaia di persone (tantissimi i sindaci) che non trovando posto nella chiesa assistono alla celebrazione in piazza e in strade. Ed è a questa platea di uomini e donne che si rivolge il religioso.

Non vuole parlare di quel gesto incomprensibile che, ha strappato per sempre il ragazzino all’amore dei suoi familiari. Monsignore Marcia vuole invitare alla riflessione. «Oggi non ho scelto letture particolari» dice nell’omelia,e sembra che a tratti la sua voce si incrini per la commozione. Il Vecchio Testamento gli viene incontro. Una delle letture è la storia di Eli e Samuele. Vecchio e stanco il primo, giovane e saldo il secondo. Samuele viene svegliato nella notte: è il Signore ma lui non lo sa. Ed è allora che il ragazzo, turbato, si rivolge al vecchio sacerdote svegliandolo a sua volta. «Ma Eli – osserva monsignor Marcia – non gli dice torna domani o non disturbare. Accoglie Samuele e le sue domande. Il ragazzo non ha paura di disturbare. Sa di essere accolto e si confida: nasce il dialogo. Ed è così- spiega il vescovo – che dobbiamo essere, giovani e adulti». Il vescovo ricorda che nella visita pastorale di novembre, tra i cresimandi, c’era anche Francesco. «E di quella giornata ricordo i concetti del confronto con i ragazzi: disponibilità a camminare assieme e ad accogliere». L’ultimo consiglio è per i più giovani: «Abbiate il coraggio di volare alto, non abbiate paura della vertigini delle altezze. Riuscirete a cogliere tutto il bene che è in voi». Le sue parole non sono le uniche ad emozionare. Ci sono anche quelle che una compagna indirizza a Francesco e quelle che il parroco rivolge ai genitori, e in particolare al papà. La sua è quasi una preghiera. «Conosciamo il vostro dolore – dice il sacerdote – ma vorremmo che tu ritornassi al servizio del paese con quella perseveranza e quell’impegno che ti ha sempre caratterizzato». Ma forse sono le parole di papà Giovanni ad arrivare dritte al cuore. Il ricordo struggente del figlio si intreccia ad un futuro incerto. «In questi giorni – ho sentito le parole forza, coraggio, speranza. Me le hanno ripetute in tanti. Sono arrivate dalla mia comunità. E io devo avere forza, coraggio e speranza perché sono un marito e devo sostenere mia moglie. E sono il papà di altre due figlie. Ringraziamo il signore averci regalato Francesco e per tutti gli anni trascorsi con noi». I suoi ultimi pensieri sono rivolti ai ragazzi. «E a voi cari giovani dico ed c’è sempre una speranza. Ed è la vicino a voi, è la vostra famiglia. Costruitevi il vostro futuro». Un applauso, l’unico di una giornata frantuma la tensione. Ed è già ora per la famiglia di ricevere le condoglianze nella chiesa di Santa Croce. E per il piccolo Francesco è arrivato il momento di riposare nel cimitero ai piedi del monte Tuttavista.

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