La Nuova Sardegna

Cagnetta sfigurata da una fucilata

di Roberto Petretto
Cagnetta sfigurata da una fucilata

I veterinari della clinica Duemari sperano di salvare il povero animale ritrovato a Simaxis

16 gennaio 2018
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ORISTANO. Prima Palla, poi Freccia, in mezzo tanti casi di animali maltrattati che finiscono nelle cliniche veterinarie. Ora un nuovo caso disperato: una cagnetta colpita in testa da una fucilata. Un nuovo caso in questa galleria degli orrori che non sempre ha un lieto fine come nel caso di Palla e Freccia, i due cani salvati dai veterinari della clinica Duemari da una fine terribile e diventati fenomeni mediatici da migliaia da migliaia di condivisioni web e passaggi in televisione.

Ieri, dalle campagne vicino a Simaxis, è stata recuperata una cagnetta: l’hanno notata alcuni ragazzi, l’ha soccorsa il servizio dell’Assl, stanno tentando di salvarla i veterinari. Ancora non ha un nome: si sa solo che qualcuno le ha sparato sul muso una fucilata caricata a pallini. «È un delirio, non finisce mai», dice amareggiata Monica Pais, veterinaria che ieri ha effettuato il primo intervento in sala operatoria. Una ripulitura della bruttissima ferita in attesa di capire come reagirà l’animale alle prime cure e in attesa di capire come si dovrà agire per la ricostruzione.

«Ha pallini ovunque, forse perderà la vista - dice ancora la dottoressa Pais -. Vedremo, per ora bisogna aspettare le prime 24 ore».

Il nome del nuovo ospite della clinica non è stato ancora scelto. Forse per scaramanzia, aspettando che la cagnetta dia segnali importanti, che dimostri la voglia di lottare.

L’immagine fornita dalla clinica è eloquente e molto forte. Addirittura è stata scelta accuratamente per non mostrare in tutta la loro crudezza le condizioni dell’animale. Sulla bacheca Facebook della Duemari l’immagine ha già scatenato indignazione e rabbia, oltre a migliaia di condivisioni e commenti.

«Cominciamo a chiederci se sia il caso di pubblicare queste storie - dice Monica Pais -. Ci poniamo il dubbio che possa non servire, o essere controproducente. Prevale la speranze che serva a evitare il ripetersi di queste situazioni. Ma non si finisce mai. È un delirio».

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