La Nuova Sardegna

Lesioni a un paziente: dentista condannato

Mauro Lissia
Lesioni a un paziente: dentista condannato

L'uomo tornò al suo studio coi denti involti in un fazzoletto. Multa e provvisionale da 15 mila euro

18 gennaio 2018
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CAGLIARI. Cinquemila euro pagati in anticipo all’odontoiatra perché gli sistemasse una decina di denti. Da quel momento, era giugno del 2009, una lunga e dolorosa odissea: quasi un anno di cure, protesi, interventi su interventi senza alcun miglioramento, coi denti che venivano giù uno dopo l’altro. Finché a un pensionato di 76 anni che vive a Capoterra non è rimasto altro da fare che rivolgersi a un legale - l’avvocato Mario Maffei - e denunciare il medico, Massimo Nieddu, cagliaritano di 55 anni, che ieri mattina è stato riconosciuto responsabile di lesioni personali colpose e condannato dal giudice Stefania Selis a una multa di 500 euro. In base alla sentenza il dentista dovrà pagare subito all’ex paziente una provvisionale di 15 mila euro, sarà poi il tribunale civile a stabilire l’entità finale del risarcimento. Il difensore Claudia Siddi ha annunciato che ricorrerà in appello contro la decisione.

La vicenda è semplice da raccontare ma complessa sul piano delle valutazioni cliniche, per le quali il tribunale ha sentito diversi periti. E’ certo che il pensionato si è rivolto al dentista, che ha uno studio a Capoterra, per una banale seduta di igiene orale. Ma quando il medico ha controllato molari e incisivi si è trovato di fronte a una situazione complessa: almeno nove denti avevano urgente bisogno di cure. Il paziente ha accettato la proposta terapeutica e ha saldato in anticipo una parcella di cinquemila euro. Solo che dopo numerose sedute la cura si è conclusa il pensionato stava peggio di prima: «Sono andato allo studio del dottor Nieddu - ha riferito al giudice - coi miei denti involti in un fazzoletto, non ero più in grado di masticare». Non solo: secondo la querela altri denti si muovevano e rischiavano di staccarsi dalla gengiva, mentre anche i ponti installati apparivano tutt’altro che solidi. Per l’anziano paziente era addirittura difficile mantenere la bocca chiusa. Ancora mesi di attesa e di tentativi, fino a che passata l’estate del 2010 Nieddu ha preso atto della situazione e ha proposto al paziente di rifare gratis tutti gli interventi, in alternativa gli avrebbe restituito il compenso. Ma a quel punto il rapporto di fiducia s’era rotto e il pensionato si è rivolto a un altro professionista. L’esito è stato deludente: «Mi ha detto che erano stati commessi errori gravissimi e che lui preferiva astenersi da qualsiasi intervento». A quel punto - siamo al 18 gennaio del 2011 - è nata l’idea di querelare Nieddu, che una volta rinviato al giudizio del tribunale si è sempre difeso sostenendo che le condizioni del paziente erano compromesse e irrimediabili fin dall’inizio della cura. I periti d’ufficio consultati dal giudice hanno però confermato la tesi della parte civile: errori gravi, che - è scritto nell’atto di costituzione - hanno provocato «l’inabilità fisica del paziente per 510 giorni» costringendo il pensionato ad alimentarsi in modo avventuroso, nel timore continuo che le protesi installate nel corso della terapia si staccassero dalla loro sede.



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