La Nuova Sardegna

Pescatori a Capo Frasca, niente indennizzi

di Enrico Carta
Pescatori a Capo Frasca, niente indennizzi

No del Ministero a un centinaio di richieste. Il motivo: non valgono le domande presentate dalle coop

19 gennaio 2018
2 MINUTI DI LETTURA





TERRALBA. I giorni dell’esultanza appaiono lontanissimi. Eppure sono passati solo due anni e pochi mesi dal momento della stipula dello storico accordo tra la Regione e il governo. Gli indennizzi che dovevano andare ai pescatori di Marceddì e Cabras rimarranno un miraggio per molti di loro. Alle prese per anni con le limitazioni imposte dalla presenza del poligono militare di Capo Frasca, che impediva alle due marinerie l’utilizzo di un ampio braccio di mare, sembravano aver finalmente trovato ragione da chi, fino all’ottobre del 2016, gliel’aveva sempre negata asserendo che non ci fosse un danno e quindi non stabilendo un indennizzo che valesse da risarcimento per l’attività non svolta.

Proprio nell’ottobre 2016 era stato invece stabilito che i pescatori che operano in quella zona di confine tra il golfo di Oristano e le coste di Arbus, avessero visto le loro economie pesantemente danneggiate. La misura ristoratrice era quella classica dell’indennizzo per il quale, una volta stabilite le norme di attribuzione, i pescatori avrebbero dovuto fare richiesta. Se a qualcuno di loro, la minoranza, è andata bene perché le domande sono state accolte, alla stragrande maggioranza è andata invece male. Malissimo. Un centinaio di pratiche sono state infatti respinte attraverso una giustificazione che ha scatenato il malcontento e genererà una causa contro il ministero che ha recentemente detto picche.

Nei giorni scorsi un primo gruppo dei cento pescatori rimasti beffati ha iniziato a sondare il campo attraverso l’avvocato Antonio Tola sulla possibilità di presentare ricorso tramite il tribunale. I motivi della loro esclusione dal risarcimento appaiono infatti molto labili. In teoria, ma solo in teoria, a ciascun pescatore dovevano andare tra i 10mila e i 15mila euro di indennizzo per il triennio prestabilito, perché il poligono si estende in parte nel compendio di pesca su cui operano alcune cooperative di Marceddì e Cabras. Queste pagavano regolarmente le licenze di pesca per quelle aree, ma di fatto non potevano utilizzarle perché ricadenti nelle zone delle operazioni militari. Ragioni sacrosante, quindi, ma ragioni che al momento sono state respinte. Secondo il Comando militare dell’Esercito in Sardegna possono essere accolte solo le domande presentate in forma singola, tanto è vero che viene richiesta la partita Iva o la documentazione con cui si certifica di essere dipendente del proprietario della barca. Il problema è che quasi tutti i pescatori del compendio di Marceddì operano in cooperativa e quindi solo una minima parte possiede i requisiti. Tutti gli altri, al momento, hanno visto la porta chiusa in faccia. Si ritengono privati di un diritto ed è per questo che la strada che hanno deciso di intraprendere porterà il ministero della Difesa in tribunale.

In Primo Piano
Turismo

In Sardegna un tesoretto di 25 milioni dall’imposta di soggiorno: in testa c’è Olbia

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative