La Nuova Sardegna

Aias, sindacalista licenziato È il quarto in un anno

di Silvia Sanna
Aias, sindacalista licenziato È il quarto in un anno

Serra (Cgil) si batteva per gli stipendi. Il direttore Randazzo: ci ha diffamato

20 gennaio 2018
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SASSARI. Prima della tempesta era considerato un lavoratore serio, puntuale, di quelli da citare come esempio. Da ieri Michele Serra, per 26 anni autista dell’Aias in servizio a Uta e sindacalista della Cgil, il lavoro non ce l’ha più. Per molti mesi si è battuto per affermare un diritto elementare: chi lavora deve essere pagato, possibilmente in maniera puntuale. Ieri mattina è stato licenziato «per giusta causa» dall’azienda della famiglia Randazzo. Perché, sostiene il direttore amministrativo Vittorio Randazzo, nel suo ruolo di sindacalista Serra si sarebbe lasciato andare a «dichiarazioni forti e di contenuto diffamatorio» nei confronti del datore di lavoro: un comportamento che l’azienda giudica inaccettabile perché compromette il rapporto di fiducia. Michele Serra è il quarto sindacalista licenziato dall’Aias – l’azienda di assistenza accreditata con la Regione – da quando la protesta per il mancato pagamento degli stipendi è entrata nel vivo: due sindacalisti (Armando Ciosci, Usb, e Antonello Repetto, Cisal) sono stati mandati a casa con le stesse motivazioni del collega Cgil, mentre Roberto Fallo della Cisl è accusato di maltrattamenti nei confronti di un paziente.

Licenziato. È lo stesso Michele Serra ad annunciare il licenziamento su Facebook. Una foto durante una riunione della Cgil e un breve testo: «Sono stato licenziato per la mia attività sindacale, per aver rivendicato per me e per i miei colleghi il diritto fondamentale dello stipendio pagato regolarmente», scrive Serra. La lettera è arrivata ieri mattina, due mesi dopo il provvedimento disciplinare disposto nei suoi confronti. La direzione dell’Aias non ha considerato sufficienti le giustificazioni di Serra in relazione alle dichiarazioni pubblicate da alcuni giornali, nelle quali definiva l’azienda “inaffidabile”, da qui la decisione del licenziamento comunicato nella lettera firmata dal presidente Aias Anna Paola Randazzo. Scontato il ricorso del lavoratore-sindacalista, che dopo il breve sfogo su Facebook ha scelto la linea prudente del silenzio.

Caos stipendi. Da circa due anni Michele Serra si batte perché i circa 1000 lavoratori dell’Aias – ma in una situazione analoga si trovano i 200 colleghi della Fondazione Stefania Randazzo – ricevano con regolarità stipendi, bonus e tredicesime. Lo scontro è durissimo e ha portato all’organizzazione di manifestazioni, sit-in, scioperi della fame e ripetuti appelli alla politica. La tensione è salita alle stelle – con i lavoratori per diversi mesi a zero euro o con acconti saltuari del 50% – sino a quando la vertenza Aias è approdata prima in commissione e poi in consiglio regionale. A settembre l’Ats ha stipulato con l’azienda un contratto che stabilisce, oltre al tetto delle prestazioni, anche regole precise per quanto riguarda l’erogazione puntuale degli stipendi ai lavoratori. Da ottobre, infatti, le mensilità sono pagate con regolarità, ma resta un importante arretrato da saldare sul quale non ci sono garanzie: otto stipendi secondo i lavoratori (4 del 2016 e 4 del 2017) più bonus e in alcuni casi tredicesima, per un importo per singolo dipendente intorno ai 10mila euro.

Parla Randazzo. Il direttore amministrativo Vittorio Randazzo difende l’operato dell’azienda di famiglia e punta il dito contro Michele Serra «e gli altri sindacalisti che in questi mesi hanno fatto gli show man, parlando male dell’azienda, usando espressioni inaccettabili. Fare sindacato non significa essere autorizzati a diffamare e danneggiare la reputazione del proprio datore di lavoro. E su questo punto – aggiunge Randazzo facendo intendere imminenti decisioni – i giudici ci stanno dando ragione». Se è vero, secondo l’ex consigliere regionale Pdl, che i lavoratori hanno vissuto e stanno vivendo una situazione economica difficile «è anche vero che la colpa non può essere attribuita all’Aias e alla Fondazione Randazzo. Noi vantiamo un credito di circa 40 milioni, prestazioni mai pagate dalle vecchie Asl e dai Comuni: per 20 milioni ci siamo rivolti al tribunale che ha recentemente disposto decreti ingiuntivi per 2,5 milioni. Se noi non riceviamo i rimborsi per le prestazioni non possiamo pagare con regolarità i dipendenti. Se avessimo avuto per tempo quello che ci spetta, questa situazione non si sarebbe mai verificata. Appena avremo liquidità salderemo tutti gli arretrati. Nel frattempo ringrazio i lavoratori che continuano ad assistere i pazienti con professionalità e con il sorriso sulle labbra».

I numeri dell’Aias. Una quarantina di centri di assistenza e riabilitazione, circa 380mila prestazioni autorizzate per le quali l’Aias riceve dall’Ats rimborsi per 22 milioni 287mila 288 euro: questo l’importo della convenzione siglata a settembre. Che comprende una clausola fondamentale per i lavoratori: l’Aias è obbligato a retribuire i dipendenti in maniera puntuale. Sul futuro c’è chiarezza, sul passato ancora si addensano le ombre.

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