La Nuova Sardegna

Fronda tra i sardisti «La Lega è xenofoba intesa inaccettabile»

di Alessandro Pirina
Fronda tra i sardisti «La Lega è xenofoba intesa inaccettabile»

Il capogruppo Carta: così rinneghiamo la nostra storia Il sindaco di Posada: una linea politica che crea disagio

21 gennaio 2018
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SASSARI. Per molti sardisti l’intesa con la Lega di Salvini è dura da digerire. Da quando sono state avviate le trattative tra il segretario Christian Solinas e i vertici dei lumbard sui social hanno cominciato a serpeggiare malumore, insofferenza, rabbia. Per la base del Psd’Az viene difficile immaginare Bossi e la Pivetti nel pantheon sardista insieme a Lussu, Bellieni e Mario Melis. Eppure, nonostante i mal di pancia di numerosi militanti e dirigenti, l’intesa è stata siglata e sarà lo stesso Salvini a officiarla mercoledì a Cagliari. «Io ancora coltivo la speranza che non chiudano», dice uno sconsolato Angelo Carta, capogruppo in Consiglio regionale, principale oppositore del Psd’Az a guida Lega. «Non è accettabile che si prenda una simile decisione senza averne discusso all’interno del partito. Non sono state consultate le federazioni, le sezioni, non è chiaro dove sia stata presa la decisione di allearsi con la Lega. Senza contare che viene meno quanto era stato deciso nel congresso nel 2015, ovvero che bisognava portare avanti trattative solo con gruppi e partiti che si ispirano al sardismo». Carta descrive una base «contrariata per una decisione calata dall’alto, presa senza un confronto e una discussione. È veramente inaccettabile che il segretario sia andato a discutere con tutti e a chiudere con il partito che più conviene per avere un posto in Parlamento. Se un partito ha una sua identità non può andare a confrontarsi con tutti indistintamente. È irrazionale, significa rinnegare la storia del partito. Pare che non ci sarà nemmeno il simbolo, al posto dei Quattro mori i sardisti dovrebbero votare Alberto da Giussano?». Ma già nel 2006 l’ex segretario Giacomo Sanna siglò un’intesa con la Lega di Bossi e si candidò in Lombardia, senza però essere eletto. «La storia lì fu diversa. Avevamo una trattativa con i Ds per ottenere un diritto di tribuna ma all’improvviso il segretario Antonello Cabras interruppe le trattative. La Lega fu un ripiego. E non andò neppure bene: la Lega prese meno voti del previsto e Sanna, nono in lista, non andò a Roma».

Ancora più duro di Sanna è Roberto Tola, sindaco di Posada, che si definisce «sconcertato per la decisione del Consiglio nazionale di delegare il segretario Christian Solinas per trattare e chiudere un accordo con la Lega». Tola dice di rispettare la decisione della maggioranza del partito, ma di non condividerla. Anzi, precisa, di dissentirne in maniera netta. «Mi crea disagio la linea d'azione del segretario e cioè andare a trattare con tutti i partiti per andare a chiudere con chi offre di più, ma trovo anche grave che una buona parte del partito abbia avallato questa linea, che ci pone agli occhi dell'opinione pubblica come un partito senza alcuna spinta ideale, al pari della più becera formazione politica – spiega il primo cittadino di Posada –. Ancora più sconcertante è l’intesa raggiunta con la Lega di Salvini, che si distingue all’interno del centrodestra come il più xenofobo, populista e intollerante e che ha come riferimento europeo Marine Le Pen». Tola, dunque, boccia in toto l’intesa con la Lega. «Intolleranza e xenofobia non sono ascrivibili alla natura dei sardi e noi, ora, andremo contro il sentire comune del nostro popolo e dei nostri iscritti che della sardità ne fanno una bandiera. Da parte di molti, ci sarà qualche difficoltà a mettere una croce sul simbolo della Lega. Non risulta che in Consiglio si siano posti questo problema quando è stata approvata a maggioranza la decisione di trattare e chiudere con un partito, che si connota come intollerante e xenofobo».

Il Psd’Az è membro dell’organismo Efa/Ale, di cui è anche cofondatore dal 1979, e che vanta fra i suoi principi fondanti l’europeismo, la fratellanza fra i popoli, la difesa dell’ambiente, la rappresentanza dei popoli senza stato, delle minoranze etniche e linguistiche e infine il rifiuto della xenofobia e dell’intolleranza razziale. «L’alleanza con Salvini può anche essere considerata meramente elettorale, non ideologica – dice ancora Tola –, ma ci pone comunque in contrasto con l'appartenenza all’Efa, l’unica finestra che noi possediamo per affacciarci in Europa con la dignità di un popolo vero. Il Consiglio nazionale ha deciso di chiudere un accordo sulla base di un seggio sicuro in Parlamento e con la promessa dell'accoglimento dei 10 punti di Villagrande. È realistico pensare che il prossimo governo italiano inserisca tra le priorità della sua agenda politica 10 punti proposti da un partito, il quale per quanto storico, su base regionale non arriva al 4 per cento? Purtroppo Solinas e la maggioranza dei consiglieri – conclude Tola – hanno scelto un seggio in Parlamento e rassicurazioni sui 10 punti, la strada più semplice e comoda per loro, ma non per la risoluzione dei problemi della nostra Sardegna».

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