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L’arresto del “dominus” Pinna svelò i legami con la politica

di Silvia Sanna
L’arresto del “dominus” Pinna svelò i legami con la politica

SASSARI. Dalla stradina di provincia ai maxi appalti della Sassari-Olbia, il più importante cantiere aperto in Sardegna. Due anni dopo i primi arresti, si scopre che la torta da spartire è molto più...

24 gennaio 2018
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SASSARI. Dalla stradina di provincia ai maxi appalti della Sassari-Olbia, il più importante cantiere aperto in Sardegna. Due anni dopo i primi arresti, si scopre che la torta da spartire è molto più grande di quanto si potesse immaginare. La squadra che pilotava gli appalti, decideva a chi affidarli e stabiliva le contropartite, secondo gli investigatori aveva creato un sistema ramificato che andava ben oltre i confini dell’isola. Una piovra che aveva il suo dominus nell’ingegnere di Desulo Tore Pinna: c’era lui in cima alla piramide, era alle sue direttive che sottostavano sindaci, vicesindaci, tecnici comunali e liberi professionisti. Ed era lui che, dice l’inchiesta, aveva i rapporti con la politica, con i consiglieri regionali con i quali aveva messo in piedi un’associazione per delinquere. L’inchiesta Sindacopoli è considerata la madre di tutte le inchieste, gli ultimi sviluppi confermano come e quanto la piovra avesse allungato i suoi tentacoli.

I primi arresti. È il 29 aprile del 2015 quando scattano le prime manette da parte dei carabinieri di Tonara, su disposizione della Procura di Oristano. Misure cautelari per 21 persone, 64 indagati per 44 appalti sospetti distribuiti tra le province di Nuoro, Oristano e Cagliari. In cella finiscono l’ingegnere di Desulo Tore Pinna, titolare della società Essepi Engeneering di Nuoro, tre sindaci, due vicesindaci, due tecnici comunali e due liberi professionisti. Ai domiciliari - insieme a vari tecnici - altri due sindaci e un consigliere provinciale a Nuoro. Ognuno, secondo gli inquirenti, ha il suo tornaconto: la squadra, nella prima formazione individuata dagli investigatori, era riuscita a spartirsi in un anno e mezzo finanziamenti pubblici per 850mila euro con uno scambio di favori per altri 350mila. Gli appalti pilotati erano quasi tutti di basso valore, tra cantieri di strade provinciali, edifici pubblici, palestre. Fu subito chiaro che il sistema era più complesso: al puzzle mancavano tessere e le novità erano attese da un momento all’altro.

Sindacopoli 2. La vera bomba esplode poco più di un anno dopo. Il 5 aprile del 2016 l’inchiesta Sindacopoli investe come uno tsunami la politica regionale. In cella finiscono due esponenti di Forza Italia, il consigliere regionale di Sorso Antonello Peru e l’ex consigliere Angelo Stochino, entrambi di Forza Italia. L’accusa: insieme all’ingegnere Tore Pinna sarebbero a capo di una associazione a delinquere che pilota gli appalti attraverso l’utilizzo delle tangenti, muovendo un fiume di denaro per indirizzare gli investimenti pubblici che, in molti casi, non si traducono nella realizzazione di alcuna opera. Alla squadra, sottolineano gli inquirenti, poco interessa che i lavori arrivino a conclusione: il vero obiettivo era mettere le mani sui finanziamenti

Gli appalti. Nell’inchiesta Sindacopoli bis furono coinvolte più di 100 persone, per 13 delle quali furono disposte misure cautelari: tra loro tecnici Anas, costruttori, ingegneri. Tra gli appalti c’era il cantiere per la realizzazione della strada a quattro corsie Sassari-Olbia, il porto di Tortolì-Arbatax, quello di Tertenia, i lavori nella fascia costiera di Sorso. Nell’elenco figuravano anche finte consulenze per opere mai realizzate o irrealizzabili: così venivano pagate le tangenti ai commissari. Un flusso di denaro enorme gestito dalla squadra, un sistema consolidato e ramificato che potrebbe riservare ulteriori sorprese.

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