La Nuova Sardegna

Sanna silurato si vendica: riparte la guerra nel Pd

di Giovanni Bua
 Sanna silurato si vendica: riparte la guerra nel Pd

Il sindaco di Sassari spodestato dall’Egas cancella i candidati dell’area Cabras Disattese le indicazioni del gruppo Spissu-Lai per la rappresentanza comunale

25 gennaio 2018
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SASSARI. E alla fine la «serena dialettica democratica» non è stata tanto serena. E il sindaco di Sassari Nicola Sanna, fresco di clamoroso siluramento dalla poltrona di presidente dell’Egas, ha cancellato con un tratto di penna tutti i candidati riconducibili all’area Cabras dalla lista dei papabili rappresentanti del Comune nel consiglio di indirizzo della Fondazione di Sardegna. Presentando una terna con la “sua” Grazia Manca, l’avvocato renziano Gianluca Giordo e Antonia Ruiu, avvocata civilista e giudice di pace, indicata dal centrodestra.

Lo sgambetto. Una rappresaglia per lo sgambetto cagliaritano, verrebbe da pensare, che Sanna imputa al Partito dei Sardi ma dietro cui è difficile non vedere un via libera, almeno informale, da parte del presidente Pigliaru e dei vertici del Pd. Ma in realtà la guerra in casa Dem parte molto più da lontano, per essere precisi dal giorno dell’insediamento del “sindaco ribelle” nel maggio del 2014. E, nonostante la pace armata decretata per le vicine e complicate elezioni politiche, non aspetta altro che di poter deflagrare di nuovo in tutta la sua durezza.

Lo strappo. Una mano gliela darà sicuramente lo strappo di Nicola Sanna, che da martedì sera aveva sulla sua scrivania una sestina di nomi scelta dalla conferenza dei capigruppo qualche minuto prima, tra i quali indicare i tre che concorreranno all’unico posto sassarese dentro il consiglio di indirizzo della Fondazione, a cui spetta l’ultima parola. In particolare erano due quelli graditi al gruppo dell’ex presidente del consiglio regionale Giacomo Spissu e del senatore Silvio Lai, articolazione sassarese dell’area che fa riferimento al presidente uscente della Fondazione, Antonello Cabras: Alessandra Ruzzu, attualmente in Cassa depositi e prestiti e in passato collaboratrice diretta dell’allora senatore. E, in subordine, l’avvocata Franca Solinas. Su Alessandra Ruzzu in particolare il voto preliminare del gruppo consiliare del Pd era stato quasi unanime, e il suo ingresso nella terna finale “caldeggiato” da giorni. Con il prevedibile esito di una sua nomina finale in Fondazione.

E invece Sanna ha deciso di far saltare il tavolo. «Ho scelto in base ai profili professionali, tutti di alta qualità e rappresentativi del tessuto culturale, economico e sociale non solo della città, ma anche del territorio del nord Sardegna. E rispettando le sensibilità interne ai partiti, tenendo conto degli equilibri delle rappresentanze delle forze politiche», commenta laconico a tarda sera.

Cencelli. Ed effettivamente, in una città in cui anche un posto nel Cda del consorzio ortofrutticolo è assegnato con rigorosa applicazione del Cencelli, il gruppo Spissu-Lai ha fatto il pieno. Suo a Palazzo Ducale il vice sindaco, il presidente del consiglio, il capogruppo del Pd. Suoi, con lo stesso Giacomo Spissu, il vertice della Sardaleasing, la casella di vice presidente della Banca di Sassari di Salvatore Rubino e quella di vice presidente della Fondazione con Angela Mameli. Sua la presidenza di Numera di Antonio Callotta ma anche quella di Atp Servizi con Gian Piero Cordedda. E si potrebbe andare avanti a lungo con posti nel Cda della Multiss, dell’Ersu, ruoli di revisori dei conti in Provincia, in Atp, nel Consorzio industriale e in Abbanoa. «Con un peso del 35-40 per cento del partito occupano il 70 per cento del sottogoverno», calcola uno degli “uomini macchina” del Pd.

Cristalli. Percentuale che Sanna rivendica da anni di aver diritto di riequilibrare, a volte muovendosi con la grazia di un elefante in un negozio di cristalli, spesso mettendo in piedi estenuanti bracci di ferro (la prima crisi è durata 500 giorni, l’ultima di fatto non è ancora chiusa visto che l’ex sindaco Ganau si rifiuta di indicare l’assessore alla Cultura in sua “quota”) alternati a brevi periodi di pace e nuovi strappi.

La voragine. L’ultimo però rischia di diventare una voragine. La Fondazione di Sardegna è infatti cosa assai delicata, e il nuovo consiglio di indirizzo anche. I 18 eletti dovranno infatti scegliere il nuovo presidente, con Cabras assolutamente in corsa per la riconferma. Fatto che potrebbe convincere l’ex senatore a dare prova della realpolitik in cui è maestro, con un via libera alla candidata del sindaco Grazia Manca, che nulla avrebbe da dire su un suo eventuale secondo mandato.

Piani alti. Ma se ai “piani alti” la vicenda si potrebbe anche chiudere amichevolmente, è difficile credere che lo sgarbo di Sanna, che di fatto ha ignorato una volontà chiara del gruppo consiliare del Pd e della maggioranza del partito, passi. Non è un mistero che i Dem sassaresi, compresi i suoi ex alleati Carbini e Spanedda, non vogliano la sua ricandidatura nel 2019. E l’apertura anticipata delle ostilità potrebbe dare gambe a chi lavora a una sua caduta in primavera, a finestre elettorali chiuse, con un comodo anno di commissariamento per rimettere insieme i cocci. Con buona pace della «serena dialettica democratica», che in casa Pd non è mai troppo serena.

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