La Nuova Sardegna

Per i giovani il futuro sarà un videogioco

di Antonello Palmas
Per i giovani il futuro sarà un videogioco

Cagliari tra le sedi di Global Game Jam, gara per creatori di videogame: è uno dei lavori 2.0

28 gennaio 2018
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CAGLIARI. Saranno pure giochi, ma di certo i videogame sono una cosa seria, serissima. Un gran numero di giovani l’ha capito e vuole trasformare una passione in lavoro. La manifestazione Global Game Jam che si conclude oggi alla Fiera di Cagliari è la dimostrazione di questo interesse crescente. Si tratta di una competizione full immersion di 48 ore che si svolge in contemporanea in circa 900 città di un centinaio di paesi del mondo. Cagliari è una delle sedi italiane, in collaborazione con Regione (che l’ha abbinata al programma di Sardinian Job Days) e Fondazione Sardegna film commission: sotto la regia dell’associazione di cultura ludica “Fabbricastorie” una cinquantina di ragazzi, molti sardi alcuni provenienti da oltre Tirreno, divisi in squadre che comprendono varie figure, dal grafico al game designer al musicista, si danno battaglia nell’impresa di inventare dal niente un videogioco, dandosi il cambio per dormire. Il tema rivelato all’ultimo momento dall’organizzazione mondiale quest’anno è “Trasmissioni”. La conclusione oggi alle 17.

«L’argomento scelto è simile a quello dello scorso anno e questo ci ha un po’ stupito – dice Andrea Assorgia, di “Fabbricastorie” – ma è stato interessante notare la non ripetitività riguardo alle idee proposte. C’è grande movimento nel settore, qualche anno fa sembrava che la Sardegna non fosse terra di aspiranti videomaker, invece la crescita è stata rapida grazie anche alla partecipazione a corsi». La fantasia non manca ai creatori isolani: «C’è un gruppo che ha immaginato un’ambientazione nelle trincee della Grande guerra, dove soldati devono sfuggire alle insidie nel tentativo di portare una bobina per il collegamento telefonico – spiega Assorgia –; c’è un gioco di investigazione che trae spunto falla scomparsa del fisico Ettore Majorana; uno sul recente falso allarme attacco missilistico alle Hawaii; altri hanno interpretato il tema trattando il concetto di fake news».

Ma davvero questo mondo può trasformare il divertimento in prospettiva lavorativa? Assorgia afferma che un videogioco «è come una qualsiasi opera frutto del lavoro di tante figure, come un film, un brano musicale, un libro. E’ un terreno aperto a tante professionalità: il game designer, lo sviluppatore (è pur sempre un prodotto software), il modellatore 3d, l’illustratore, il tecnico del suono, il musicista. E siccome si parla di videogiochi, ma non di... giochini, occorre ricordare che già dieci anni fa c’è stato il sorpasso nei ricavo dell’industria dei videogiochi rispetto a quelle di cinema e musica messe insieme». Insomma un business enorme che apre ampie praterie per chi ha voglia, tenacia, capacità e fantasia.

«Il trend non si è invertito, anzi. I videogiochi sono il settore dell’industria dell’intrattenimento con il più alto fatturato. L’Italia è rimasta al palo, anche se da qualche anno si assiste a una presa di coscienza delle potenzialità del fenomeno. Nascono nuovi studi, nuove scuole. Si comincia a considerarli come prodotti culturali e industriali allo stesso tempo, e quindi in grado di portare reddito – spiega l’esperto di “Fabbricastorie” –. Tanto che nel 2016 il governo li inserì nella legge di riordino del comparto audiovisivo, trattandoli come opera artistica alla pari di una serie tv, di un’opera libraria, cinematografica, musicale». Insomma, i videogiochi sono come una fabbrica di sogni, e lo sanno i tanti che quotidianamente ne fanno uso senza sapere cosa c’è dietro. Sogni che possono diventare realtà. E anche nell’isola c’è già chi è pronto a giocarsi le carte a disposizione per farne la sua professione.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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