La Nuova Sardegna

Verso il voto, Muroni: «Noi l’alternativa il risultato vi stupirà»

di Luca Rojch
Verso il voto, Muroni: «Noi l’alternativa il risultato vi stupirà»

Il coordinatore di Progetto Autodeterminatzione: iniziato processo inarrestabile. Sondaggi bugiardi, in molte zone dell’isola viaggiamo sopra il 10 per cento

01 febbraio 2018
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SASSARI. Corrono a fari spenti, con i sondaggi che li ignorano, i mass media che li relegano a forza di contorno. Ma il Progetto Autodeterminatzione pensa in grande. Gli indipendentisti hanno smesso di litigare tra loro e si sono uniti in un progetto che ha il passo lungo, da maratoneta. La corsa inizia con le Politiche, ma andrà oltre. Una corsa ambiziosa che vuole arrivare alla guida della Regione. Ne fanno parte Rossomori, Sardegna Possibile, Sardigna Natzione, Irs, Liberu, Sardos, Communidades e Gentes. Il loro coordinatore è Anthony Muroni.

Perché i sardi dovrebbero votare il Progetto Autodeterminatzione?

«Noi siamo la risposta ai problemi che negli ultimi 25 anni si sono incancreniti in Sardegna. È calato il Pil, è cresciuta la disoccupazione, in particolare quella giovanile. È aumentata l’emigrazione. Nascono meno bambini. E potrei continuare a lungo. Da qualsiasi parte la si guardi la Sardegna è tornata indietro. Ecco perché votare noi. La nostra è una classe dirigente sarda che non vuole avere a che fare con i partiti italiani e ha a cuore il destino dei sardi».

Non avete fatto alleanze con i partiti nazionali. Cosa ne pensa dell’alleanza Lega Psd’Az?

«Loro porteranno una colpa storica: avere tentato di indebolire un progetto fortissimo. Il luogo naturale del Psd’Az è il nostro progetto. Noi guardiamo ai modelli di Corsica e Catalogna. Siamo una forza nazionale che è nata perché i partiti degli Stati ottocenteschi non sanno più dare risposte ai cittadini. Il Psd’Az si è tirato fuori, non ha pensato all’interesse dell’isola, ma solo al posto in parlamento per il suo segretario. Sempre che arrivi. Non sono così sicuro della sua elezione. E in ogni caso un solo parlamentare non cambierà nulla. Ci sarà un governo delle larghe intese che sarà fatto a ottobre. Le promesse di Salvini non verranno mai concretizzate. Il Psd’Az potrebbe guidare questo progetto. Ma con un’altra classe dirigente, non certo con Solinas».

I sondaggi danno in grande vantaggio i 5 Stelle.

«Quei sondaggi sono inutili, perché prendono in considerazione solo centrodestra, centrosinistra e 5 Stelle. Noi ne abbiamo altri. E posso dire che il nostro Progetto in molte parti dell’isola è sopra il 10 per cento. I sondaggi sono drogati. Basta utilizzare i social o andare a parlare in un bar per sentire che tante persone voteranno per noi. Nelle ultime regionali i partiti indipendentisti avevano preso 150 mila voti, il 10 per cento sono 50mila».

Non teme che nel tempo le forze coalizzate nel processo vadano da sole?

«Al contrario. Sono certo che faremo un buon risultato e sarà l’inizio di un percorso che inevitabilmente ci porterà al governo della Sardegna. Come è accaduto per la Corsica e la Catalogna. Questo sarà il primo passo della maratona. E credo che alle Regionali cresceremo ancora. In Catalogna gli indipendentisti sono partiti dal 20 per cento e sono ora oltre il 50».

Servirebbe recuperare anche il Partito dei sardi.

«È possibile, ma senza il suo attuale segretario. Uno che ha governato con Soru, Cappellacci e Pigliaru. E lo ha fatto negli ultimi 15 anni contribuendo alla rovina della Sardegna».

Nell’isola cresce il partito del non voto.

«Mi preoccupa come cittadino, ma lo capisco. In 25 anni nessuno ha saputo affrontare le emergenze dell’isola. Io invito tutte queste persone a dare a noi una possibilità».

Cosa pensa del referendum insularità?

«Credo sia uno strumento sbagliato di un principio giusto».

Il ministro Calenda sostiene che è impensabile una Sardegna senza industria.

«Significa che Calenda pensa a una Sardegna che si basa su un modello fallimentare. Perché si deve puntare su aziende che non sono mai state capaci di stare sul mercato se non con soldi pubblici. Hanno portato solo inquinamento, cassa integrazione, posti di lavoro precario. La Sardegna non è come Brescia. Queste sono aziende estranee al nostro tessuto produttivo. Dobbiamo pensare a imprese che siano compatibili con l’isola, come l’agroalimentare, la manifattura e la pastorizia. Produzioni con alto valore aggiunto che abbiano impatto sui mercati e creino un forte indotto».

Un altro nodo sono i trasporti.

«Negli ultimi 10 anni il modello della Ct1 è peggiorato. Quella di Attili funzionava bene. Poi Soru, Cappellacci e Pigliaru hanno demolito i trasporti aerei. La Ct2 cancellata, l’aeroporto di Alghero pure, e anche le low cost. Il filo rosso che li unisce e l’ex assessore Massimo Deiana, che ha portato avanti il disastro. Il mio non è un giudizio sulla persona, ma sul suo ruolo, prima di consigliere, poi di assessore. Sulla Continuità marittima assistiamo allo scandalo di un monopolista, Onorato, che è diventato anche un finanziatore del Pd di Renzi. Alla Leopolda aveva promesso prezzi stracciati per i sardi. Mi sembra che non sia così».

Lo spopolamento è un altro dei grandi drammi che affronta l’isola.

«Abbiamo una proposta che prevede un modello diverso di Regione in cui siano al centro i territori. La Regione è diventata un sultanato in cui vanno in pellegrinaggio i sindaci. Noi porteremo al centro i territori in cui verranno spostate funzioni, personale e risorse. Non si possono considerare i sardi come numeri. Non si possono applicare i criteri imposti dal governo per le grandi città della penisola ai piccoli centri della Sardegna. Chiudere una scuola o un presidio significa condannare quel paese alla scomparsa. Il modello dei numeri non funziona. Noi pensiamo alle persone che hanno sangue e cuore».

Lei contesta anche la Vertenza entrate.

«È il più grande e storico errore di cui si sono macchiati Paci, Pigliaru e Maninchedda. Abbiamo perso per strada 5 miliardi di euro. Soldi dei sardi. La scelta scellerata di ritirare i ricorsi è stata scellerata».

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