La Nuova Sardegna

La rabbia delle campagne in trattore sino a Tula

di Francesco Squintu
La rabbia delle campagne in trattore sino a Tula

Saba: «Solo la prima di una serie di manifestazioni, ne faremo una ogni 3 giorni» Cualbu: «Fiducia immeritata alla giunta regionale. Ora avanti senza spaccature»

02 febbraio 2018
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TULA. Il mondo agropastorale è tornato in piazza. Per farlo ha scelto Tula, con una sfilata di trattori e rabbia seguita da un raduno affollato nell’auditorium comunale tra bandiere, microfoni, richieste e grida di dolore per un comparto che sta soffrendo una crisi profonda e difficile. In italiano, e molto spesso in sardo, il fonnese Battista Cualbu, presidente regionale della Coldiretti organizzatrice della manifestazione, si è rivolto in modo diretto agli allevatori, che ne hanno condiviso lo sfogo, puntando il dito accusatore contro la giunta regionale a cui, a suo dire, è stata data troppa fiducia immeritata.

L’impressione è che i due mondi, quello della campagna e quello della politica, siano sempre troppo distanti e gli allevatori hanno la sensazione che difficilmente a Cagliari riescano realmente a cogliere la vera essenza dei problemi che attanagliano i settori. A un anno esatto dalla manifestazione che portò nel capoluogo cinquemila persone e centosettanta sindaci, l’associazione di categoria ha deciso di ripartire con le azioni di protesta dal piccolo paese del Logudoro facendo il punto su tutte le promesse disattese e rilanciando sulle richieste da portare avanti.

«Abbiamo appreso oggi (ieri per chi legge, ndc) che l’assessore Caria ha firmato il decreto sul refresh, ovvero sull’integrazione e le modifiche delle particelle dei suoli eleggibili a finanziamento Ue – ha detto Cualbu – . Stranamente questo avviene pochi giorni dopo un’altra manifestazione di protesta, quando noi già da ottobre avevamo inviato tutta la documentazione occorrente. Esprimeremo la nostra soddisfazione solo quando vedremo fisicamente i soldi». E ancora: «Nel Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014/2020 sono previsti un miliardo e 308 milioni, ma di questi sino ad oggi ne sono stati spesi solo duecento di cui più della metà di trascinamento, cioè non riferibili a questo piano» ha affermato Cualbu.

La lista delle richieste è lunga e tanti gli argomenti trattati ma la linea che si è cercato di far passare nella riunione è che la lotta e le rivendicazioni dovranno essere di tutti, senza spaccature o fughe in avanti perché – si è detto – il settore potrà salvarsi solo se verrà riconosciuta prima di tutto la dignità di ognuno. «Abbiamo viticoltori che hanno visto ridurre la loro produzione anche del 50% a causa della siccità e del gelo – ha aggiunto Cualbu –, molini che non hanno neanche aperto, allevatori di bovini da latte a da carne che attendono risposte. Insomma, la visione deve essere ampia e si deve allargare a tutte le problematiche, ma purtroppo rileviamo che troppo spesso gli accordi vengono disattesi e alle nostre lettere nessuno risponde».

La riconsegna dei certificati elettorali che sta avvenendo spontaneamente a cascata è l’ultimo confine oltrepassato dalla protesta degli allevatori e dimostra una volta di più quanto il comparto si senta abbandonato dalla politica. «Non condividiamo appieno l’azione, ma ne comprendiamo molto bene il significato che è frutto di una disperazione enorme – ha detto il direttore regionale Coldiretti Luca Saba – e non possiamo stare a guardare senza agire. La manifestazione di oggi è la prima di una lunga serie e ne faremo una ogni tre giorni, con la prossima già prevista per lunedì ad Arborea».

«Inoltre, non è possibile che il prezzo del pecorino romano in questi mesi sia salito del 102 per cento e quello del latte sia aumentato di meno del 40% – sottolinea Saba-. Vogliamo risposte precise su cosa si ha intenzione di fare e sul come lo si voglia fare in modo chiaro, netto e preciso».

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