Muroni ha invocato un cambiamento di rotta contro le politiche che portano 7mila giovani sardi a emigrare ma c’è spazio per tutti i temi cari alla battaglia indipendentista (dalla questione linguistica alla lotta alle servitù militari). E anche per le bordate contro gli avversari politici. Non è passato inosservato l’attacco ai vertici del Psd’az colpevoli di aver cercato nelle rassicuranti brume padane un seggio sicuro. «Noi siamo rimasti qui, non siamo scappati» ha tuonato un infervorato Gian Franco Sollai, avvocato di Siamanna parte civile nel processo di Quirra strappando un’ovazione nella sala del museo progettato da Antonio Simon Mossa, scelto proprio perché in grado di rappresentare lo spirito isolano. Una standing ovation ha scosso la sala quando sono state trasmesse altre immagini, quelle del medico ambientalista Vincenzo Migaleddu. Sul palco si sono alternate dichiarazioni, video ed esibizioni (il coro polifonico Grazia Deledda di Nuoro). E ancora volti noti dell’indipendentismo sardo come Gavino Sale che ha ammesso di aver sbagliato a candidarsi nella coalizione regionale di centrosinistra: «Ho capito che non si possono fare patti con i partiti italiani». Ci sono volti meno noti provenienti dalla società civile. Insegnanti, imprenditori, funzionari pubblici e professionisti.
E anche Emilio Usula, unico rappresentante del movimento in Consiglio regionale. A chiudere il comizio un altro esponente di quella galassia autonomista, sovranista e indipendentista che sinora mai era riuscita a costruire una casa comune. Bustianu Cumpostu, di Sardigna Natzione ha parlato rigorosamente in sardo, un comizio vecchio stile che ha colpito il cuore della platea con un atto d’accusa contro una classe politica regionale incapace di far valere i diritti dei sardi. «Como, però, bi este su carrabusu», adesso c’è lo scarabeo, riferendosi all’insetto diventato il controverso simbolo del movimento, simbolo – per i sovranisti – della capacità di rinascita di un popolo.