La Nuova Sardegna

«Artizzu, il dolo non c’è» Il pm chiede l’assoluzione

di Mauro Lissia
«Artizzu, il dolo non c’è» Il pm chiede l’assoluzione

Per l’accusa comportamento limpido, ha giustificato la gran parte delle spese Il primo marzo la decisione del gup anche per Antonello Liori e Giovanni Moro

07 febbraio 2018
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CAGLIARI. Ha giustificato gran parte delle spese, soprattutto l’ha fatto in tempi non sospetti, prima di conoscere quali gli venivano contestate. Non solo: ha presentato memorie difensive approfondite senza neppure attendere le domande del pubblico ministero. Insomma: quand’era capogruppo di An in consiglio regionale Ignazio Artizzu, giornalista della Rai, ha probabilmente commesso degli errori ma non aveva alcuna intenzione di usare illegalmente i fondi destinati al suo schieramento politico. In altre parole manca agli atti del procedimento l’elemento soggettivo del reato. Per queste ragioni, esposte in camera di consiglio, il pm Marco Cocco ha chiesto al gup Ermengarda Ferrarese di chiudere il giudizio abbreviato sulla posizione di Artizzu - che era in aula e ha comprensibilmente ceduto alla commozione - con una sentenza di assoluzione che cancellerebbe di colpo quasi cinque anni di calvario giudiziario, legato al peso delle accuse e al ruolo professionale pubblico rivestito dal giornalista. Il primo di marzo sarà il difensore Massimo Delogu a discutere il processo, a questo punto su un tracciato argomentativo da considerarsi in discesa. Quindi il giudice deciderà se accogliere o no la richiesta dell’accusa e quella speculare della difesa.

Il pm Cocco ha parlato a lungo - in udienza a porte chiuse - sulla posizione di Artizzu, rifacendosi esplicitamente a quella di Peppino Balia e Renato Lai, assolti su sua richiesta nel corso del dibattimento principale per motivi analoghi. Il magistrato ha parlato di condotta trasparente, di collaborazione aperta con la polizia giudiziaria nella ricerca di conti e spese riferite al gruppo di An, ha ricordato come Artizzu abbia restituito già l’anno scorso al consiglio regionale i 186 mila euro che gli venivano contestati. Compresi quelli che non aveva speso direttamente, ma che erano comunque usciti dai conti del suo gruppo. Il magistrato ha fatto capire che messi insieme i pezzi dell’indagine, per il pm era rimasto davvero poco per giustificare la richiesta di condanna del giornalista: forse qualche errore di valutazione su alcuni rimborsi, ampiamente compensata dal comportamento limpido tenuto nell’intero arco del procedimento penale, quando la maggior parte delle uscite hanno trovato una giustificazione legittima. Perchè il reato di peculato, come più volte il pm ha ricordato nel corso dei vari processi per i fondi ai gruppi, scatta se non viene fornita una giustificazione delle spese compatibile con l’attività istituzionale dei consiglieri regionali oppure è certo che siano stati impiegati per scopi non compatibili. Pesa comunque sul giudizio degli onorevoli regionali il comportamento processuale: spiegare le ragioni delle spese, anche a posteriori, è importante per valutare l’esistenza del dolo, la volontà di commettere il reato ignorando il rispetto della legge.

Ora l’attenzione si sposta sul primo di marzo, quando il pubblico ministero esaminerà la posizione di Antonello Liori e di Giovanni Moro, imputati di peculato a causa rispettivamente di 165 mila e di 163 mila euro spesi, per l’accusa, impropriamente. Per loro parleranno anche i difensori Michele Loi e Lorenzo Galisai, quindi il giudice Ferrarese dovrebbe decidere. Si aprirà invece il 18 maggio davanti alla seconda sezione del tribunale il giudizio ordinario per Matteo Sanna - 120 mila euro - difeso da Ivano Iai, che all’ultima udienza aveva depositato un parere pro veritate elaborato da tre docenti di diritto, acquisito dal giudice. Resta infine la posizione dell’ex presidente del gruppo di centrodestra Mario Diana - difeso da Massimo Delogu e Pierluigi Concas - che viene processato a parte. Il 23 marzo il pm Cocco farà le sue richieste a conclusione del giudizio immediato, quello in cui rientrano le famose penne MontBlanc. Lo stesso giorno si aprirà il processo-bis nell’altra sezione del tribunale.

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